Sondaggio choc: PD verso estinzione anche in regioni Rosse, Lega sfiora maggioranza assoluta

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I corridoi ‘umanitari’ e l’effetto Ius Soli – l’impatto sarà più devastante non avendolo approvato, perché gli elettori sanno che lo approveranno se vincono le elzioni – affonda il PD.

Le mappe dei collegi uninominali che emergono dagli ultimi studi sono un incubo per il Pd: nelle Regioni ex-rosse il vantaggio del Partito è quasi inesistente. Un velo pronto squarciarsi sotto il peso del dissenso.

Secondo uno studio della casa di sondaggi Ixè, tra Toscana ed Emilia Romagna sono solo 6 i collegi considerati «blindati» per il Pd (dove il vantaggio sul secondo partito/coalizione è superiore al 10%): si tratta di Firenze Nord, Scandicci, Empoli, Sesto Fiorentino, Modena e Casalecchio di Reno.

Ma qualcosa ci dice che Sesto Fiorentino non sarà così blindato. Scommettiamo?

Gli altri 25 seggi uninominali della Camera in queste due Regioni non sono più sicuri: neppure quelli di Bologna, dove ai tempi dell’Ulivo Romano Prodi sfiorava il 70% e dove venivano spediti i leader dei cespugli alleati con la certezza di portarli in Parlamento. Ora anche il capoluogo emiliano si trova in quella terra di mezzo dove il Pd ha un vantaggio inferiore al 10%, talvolta anche di pochi punti percentuali. Collegi «probabili» e addirittura «incerti» spuntano come funghi là dove una volta era tutto rosso.

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Il Pd, compresi i piccoli alleati, «oscilla tra il 25 e il 26% a livello nazionale», spiega il presidente di Ixè Roberto Weber. Una coalizione che con il 25% voleva imporre lo ius soli: delinquenti a-democratici.

Nella migliore delle ipotesi, con la conquista anche dei seggi incerti, i democratici otterrebbero 10 seggi in Toscana, 13 in Emilia e 1 in Umbria. «Si tratta di un ribaltamento anche rispetto al 2013», spiega Weber. «Fino alle ultime politiche, proiettando i voti sui singoli collegi, i seggi incerti nelle Regioni rosse erano un’eccezione». Colpa della concorrenza a sinistra della lista Grasso? «Dai nostri dati non appare questo: Liberi e uguali non mostra un particolare radicamento in Emilia e Toscana, ha valori simili alla media nazionale». Il Pd è pronto a scomparire. E non ha più collegi sicuri dove catapultare gli alleati.

In questo studio ci sono altri dati entusiasmanti . Uno su tutti: in tutto il Nord e in tutto il Meridione per il Pd non scatterebbe neppure un collegio: zero in Lombardia, zero in Piemonte, e così Veneto, Campania, Puglia, Sicilia. In tutte queste Regioni, comprese anche alcune centrali come Marche e Abruzzo, la partita sarebbe tutta tra M5S e Lega più alleati, con una prevalenza leghista.

L’alleanza Berlusconi-Salvini, infatti, stando a questo studio realizzato tra il 9 e l’11 dicembre, quindi prima del caso Boschi e dello scoppio del bubbone ius soli, arriverebbe alla Camera a toccare la maggioranza assoluta per governare con 315 seggi: 167 uninominali e 143 proporzionali. Solo 1 in meno della maggioranza assoluta. Secondo classificato il M5S con 147 deputati (di cui 32 nei collegi) e terzi i dem con 131 (26 uninominali). Ultima la lista Grasso con 28 seggi.

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Per il centrodestra alcuni numeri ricordano i tempi d’oro del forzaleghismo: 37 a 0 in Lombardia, 16 a 0 in Puglia, 22 a 0 in Campania. Colpisce il caso del Lazio: qui il centrodestra arriverebbe a 14 seggi, contro i 5 del M5S e i 2 del Pd, conquistati nel centro di Roma. In Sicilia finirebbe 14 seggi a 5 per Berlusconi e soci, in Piemonte 11 a 6, Veneto 17 a 2. Anche la Liguria sarebbe destinata a un derby tra moderati e grillini, vinto 4 a 2 dagli uomini di Beppe Grillo. Numeri ancora soggetti a fluttuazioni, soprattutto nel Centro-Sud, dove una crescita anche lieve del M5S potrebbe ribaltare la partita in molti collegi, con il risultato di allontanare il centrodestra dalla maggioranza per governare. Ma questa battaglia nel Sud, fa notare Weber, «non riguarda il Pd». «Per i dem gli unici seggi recuperabili sono quelli della zona rossa. Fuori da Emilia, Toscana e Umbria non c’è storia».