Cgil istiga alla violenza, espelle membro che difese militanti di destra aggrediti

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“L’espulsione decisa dal segretario generale di Cgil, Paride Amanti, nei miei confronti è viziata da illegittimità ed emerge dalla lettura dello Statuto della Cgil al quale tutti gli iscritti sono vincolati, segretari generali compresi. L’adesione alla Cgil comporta l’accettazione dei principi e norme contenute nello statuto dell’organizzazione che si descrive democratica e da qui la democrazia quale carattere fondante”.

E’ la replica di Paolo Anderlucci, il sindacalista Cgil espulso per avere difeso il diritto alla libertà di espressione e manifestazione anche per Forza Nuova. Nei giorni successivi alle violenze di estremisti di sinistra al Mercatino di Natale, dove FN stava raccogliendo firme contro lo ius soli, Anderlucci si espresse in modo molto critico nei confronti di contestatori di estrema sinistra (tra cui era presente anche il suo ex collega della Fiom, il segretario Gianni Cotugno) ed espresse solidarietà agli aggrediti che, in quel caso, erano militanti di Forza Nuova.

Non l’avesse mai fatto. Una presa di posizione ritenuta dai vertici della Cgil contraria allo statuto dello stesso sindacato, che nei primi articoli fa riferimento ai valori della Costituzione. Come se pestare chi non la pensa come la Cgil fosse un ‘valore sancito dalla Costituzione’. Un sindacato che pensa questo andrebbe sciolto perché istiga alla violenza.

Per Anderlucci “l’espulsione, ai sensi dell’articolo 3, effettuata direttamente dalle segreterie, senza preventivamente sottoporre la procedura agli organi statutari di garanzia può avvenire solo in caso di gravi condanne e nel caso l’iscritto svolga attività o affermi appartenenza ad associazioni con finalità incompatibili con lo stesso statuto (tra cui organizzazioni a carattere fascista, terroristiche e massoniche). Stante che ho esclusivamente manifestato, esprimendo la mia opinione, solidarietà a Forza Nuova per gli atti subiti l’8 dicembre in piazzetta della Misura esprimendo tuttavia ed a più riprese, la distanza intellettuale e politica dalla formazione di estrema destra, è evidente che non vi erano estremi statutari per la mia espulsione attuata dal segretario generale della Cgil Amanti”.

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Aggiunge Anderlucci: “Espellendomi e sottoponendomi ad una gogna mediatica quasi ad additarmi come fascista, il segretario generale della Cgil ha calpestato quanto sancito dall’art. 4 dello statuto, in base al quale gli iscritti e le iscritte a Cgil hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero ed il proprio diritto di critica con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. Espellendomi hanno, inoltre, negato il mio diritto al dissenso.

Anderlucci spiega poi che il Comitato di Garanzia Cgil è un organismo statutario, una sorta di magistratura interna, con due gradi di giudizio, a cui è demandato il potere di inchiesta e di sanzione, nei riguardi di iscritti ed iscritte. “Sono pronto a scommettere che la questione non è stata sottoposta preventivamente a nessuno di questi organi, mentre l’espulsione è stata comunicata urbi et orbi. Sono tornati i tempi delle purghe in cui piccoli uomini resi grandi dal ruolo che ricoprivano decidevano delle sorti di altri. Alla luce di quanto sopra si riconoscono evidenti vizi che rendono il provvedimento illegittimo”.

Anderlucci paragona la sua espulsione ad “una sorta di licenziamento senza nè articolo 18 nè contestazione preventiva. Insomma peggio dei padroni. Sul merito confermo tutto quanto già dichiarato e sottolineo che la manifestazione dell’estrema sinistra con pezzi di Cgil poteva, semmai, essere diretta a chi aveva concesso il permesso ai due militanti di Forza Nuova, di stare in piazza, che in quel momento esercitavano pieno diritto di manifestare raccogliendo firme, concesso da autorità pubblica. Tra l’altro quel partito risulta essersi candidato più volte alle elezioni ed essere quindi ritenuto dalle massime istituzioni, anche di sinistra, coerente con i dettami costituzionali necessari per partecipare alle consultazioni e di conseguenza fare politica. Dissento dalla ideologia di quel partito, ma altrettanto dissento dall’azione provocatoria e sbagliata, sia nei modi che nei soggetti a cui rivolgerla scelti dalla Cgil. La democrazia è una cosa complicata. Per effetto di chi ha nei massimi vertici, la cui inadeguatezza appare evidente, la Cgil, in questa vicenda appare lontana dai propri ideali democratici al punto che forse, del segretario generale di Forlì, dovrebbe richiedere le dimissioni”.

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Immaginate per assurdo se la Lega o un altro partito non di ‘sinistra’ espellesse un proprio membro, dopo che questi avesse dato solidarietà a militanti del PD da parte di skinhead, un magistrato subito indagherebbe Salvini per istigazione alla violenza, in quanto responsabile politico del movimento, e il PD chiederebbe subito la messa fuorilegge dalla Lega. Invece la Cgil che espelle un sindacalista che ha difeso degli aggrediti non fa scandalo. Perché la violenza ‘democratica’ è giusta.