Preti che vietano il Presepe per non turbare gli Islamici

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Per non offendere le altre culture. Solitamente è questa la giustificazione che viene addotta ai tentativi di passare un colpo di bianchetto sulle tradizioni del Natale da parte di scuole, istituzioni pubbliche, persino talvolta da parte di uomini di Chiesa. È così che i presepi vengono censurati, rimossi, gettati nell’oblio. E il nome del Natale storpiato al fine di evitare ogni riferimento alla nascita del Figlio di Dio.

La “Grande Festa delle Buone Feste”
È successo nei giorni scorsi in una scuola di Milano, l’Istituto Comprensivo Italo Calvino. Il caso è stato sollevato su Facebook dal presidente del Municipio 2 della città meneghina, il leghista Samuele Piscina, e la forzista Laura Luppi, assessore alle Politiche educative della stessa zona. “Dopo i presepi e i crocefissi, ora anche le feste di Natale vengono ostacolate nelle scuole”, hanno scritto i due politici. I quali raccontato che, “tra le proteste dei genitori”, la festa di Natale in questa scuola è diventata “La Grande Festa delle Buone Feste”. Sembra un gioco di parole, invece è la bizzarra realtà.

“La parola Natale, simbolo della nostra fede e della nostra cultura, non discrimina nessuno – attaccano Piscina e Luppi -. Colpire gli emblemi del Natale non garantisce il rispetto di nessuno, non produce una scuola e una società accoglienti e inclusive, ma fomenta l’intolleranza nei confronti della nostra cultura, dei nostri usi, delle nostre leggi e delle nostre tradizioni”. L’appuntamento per festeggiare questa novella celebrazione a scuola, è per il 17 dicembre. Ma le polemiche, che hanno travalicato i confini di Milano, sono destinate a non spegnersi, nonostante una retromarcia dell’istituto che ha inviato una circolare agli studenti in cui nomina, senza vergognarsene, il Natale. “È inaccettabile che una scuola trasmetta agli alunni l’idea di doversi vergognare della propria identità culturale”, ha detto la deputata di Forza Italia Annagrazia Calabria.

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Il presepe censurato dal prete

Chissà cosa ne pensa di questo stravagante nome coniato per indicare la nascita di Gesù, don Sante Braggié. Lui che, cappellano al cimitero di Cremona, lo scorso anno ha deciso di non allestire la rappresentazione della Natività nel camposanto cittadino. Il motivo sarebbe dettato – stando a quanto riportava la stampa – “dal rispetto verso altre religioni e dalla volontà di non entrare in dinamiche politiche”.

Il sacerdote aveva infatti detto: “Un piccolo angolo del camposanto è riservato alle tombe degli islamici. Sono molti quelli che vengono qui a ricordare i loro cari. Un presepio collocato in bella vista com’era quello (allestito fino all’anno precedente dal suo predecessore dono Oreste Mori, ndr) potrebbe essere una mancanza di rispetto per i fedeli delle altre religioni, urtare la sensibilità dei musulmani, ma anche degli indiani e pure degli atei. Insomma, sarebbe un pasticcio”.

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Don Mori venne interpellato e disse: “Non possiamo rinunciare alla nostra cultura e alle nostre tradizioni, sarebbe una debolezza imperdonabile”.