Nella questura di Pisa manifesto dei teppisti rossi di ‘Lotta continua’

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Nella questura di Pisa c’è un sottocommissario che ha appeso alla parete un manifesto – incorniciato – del movimento Lotta continua. Sarebbe fin troppo facile prevedere che davanti a quest’ultimo caso non ci sarà lo stesso isterismo scoppiato per la bandiera pseudo-nazista del Secondo Reicht scovata in una caserma dei carabinieri di Firenze. Certo però al poliziotto è stato chiesto conto di quel poster, proprio nella città che ha dato le radici a quel movimento di estrema sinistra che ha visto condannati alcuni dei suoi massimi dirigenti, vedi Adriano Sofri, per l’omicidio del commissario Calabresi a Milano. Come riporta il Giornale, il sottocommissario avrebbe farfugliato una risposta un po’ imbarazzata: “È un trofeo di guerra”.

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Sarà, ma intanto il poster è stato fatto rapidamente sparire dopo la foto scattata lo scorso mercoledì. Chi gli sarebbe più vicino esclude che abbia una posizione politica di estrema sinistra, certo quel gesto non rientra nell’alveo del buongusto, o almeno del rispetto di tutti quei suoi colleghi che negli Anni di Piombo hanno rischiato la vita in un clima che proprio quelli di Lotta continua a Pisa di sicuro non aiutarono a rendere più civile.

E’ possibile sia un ‘trofeo di guerra’, ma è anche vero che c’è una doppia morale nei media e nella politica. Si è fatto un baccano atroce per un povero carabiniere, per la presenza di una finta bandiera nazista, tra l’altro nella sua camera, mentre la presenza del simbolo di una organizzazione di terroristi rossi in un luogo pubblico non fa e non farà scandalo.

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Del resto Lotta Continua a piazzato i suoi membri in miriadi di giornali italiani. Il suo capo, condannato come mandante dell’assassinio di Calabresi è esaltato come ‘intellettuale’ e il figliolotto si erge a paladino della società multietnica.