Estremisti islamici e rossi marciano in tutta Italia contro Israele al grido Allahu Akbar – VIDEO

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La furia islamica contro la decisione di Trump ha sfilato a Milano e in altre città d’Italia (VIDEO), mille fanatici hanno risposto all’appello degli imam e dei centri sociali a Milano, sfiorando il consolato americano, sorvegliato da camionette della polizia, da agenti in tenuta anti-sommossa, e dai Carabinieri.

Venerdì i centri islamici hanno invitato tutti i musulmani ‘milanesi’ alla mobilitazione. Tra gli slogan urlati: “Palestina terra mia, Israele via via!” e ancora “Israele assassina, Israele criminale“. Il secondo preso di mira è lo Stato ebraico chiamato “Il mostro sionista“, a cui segue l’invito “Andate a divertirvi da un’altra parte e lasciate Gerusalemme a chi vuole pregare“. Il grido “Allah u akbar” alterna ogni altro slogan.

Impossibile per un italiano capire dove finisca la preghiera e cominci il comizio. Tutto è rigidamente arabo. A parte qualche donna non velata, appartenente alle comuniste italiane presenti che insieme ai gruppetti di estrema sinistra sostengono il sit-in antiamericano. Sono visibili i simboli di Rifondazione Comunista, dei Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo, e dell’Usb.

Un nome italiano urlato al megafono, Francesco Giordano, che in passato aveva sostenuto la contestazione della Brigata ebraica in corteo per la Liberazione. Gli “Amici di Israele” ricordano che, alla vigilia del 25 aprile, faceva parte del gruppo “Brigata XXVIII marzo”, responsabile dell’omicidio di Walter Tobagi. A 27 anni dai fatti, è chiamato “compagno, fratello, amico” dai dirigenti dell’Associazione dei palestinesi in Italia. Francesco Giordano assicura: “Con la Palestina fino alla vittoria“. L’oscurità cede il posto a un’ultima preghiera, prossima tappa il consolato, sabato prossimo.

In piazza non c’era la consigliera comunale musulmana del Pd, cugina di un terrorista, Sumaya Abdel Qader, ma a irrobustire la protesta sono scesi in piazza i dirigenti dei centri islamici milanesi. C’era Mahmoud Asfa, direttore e storico leader della Casa della cultura islamica di via Padova; si è visto Abdullah Tchina, che dalle moschee di via Padova e poi Cascina Gobba si è spostato a Sesto, dove adesso guida il centro che ha progettato la più grande moschea del Nord Italia, bloccata dal neo sindaco sestese Roberto Di Stefano e dalla sua giunta di centrodestra. Presente anche Omar Jibril, oggi direttore del coordinamento dei centri islamici milanesi, guidato a lungo da Davide Piccardo. Jibril è un esponente dell’Alleanza islamica d’Italia, sigla dal profilo controverso, essendo comparsa in una lista antiterrorismo governativa degli Emirati Arabi (anche se il presidente dell’Alleanza parlò di accuse infamanti annunciando azioni legali). E in piazza, in mezzo a una miriade di bandiere palestinesi, e oltre alle falci e martello delle sigle comuniste, c’erano anche altri drappi rossi, quelli della Turchia, e a pochi passi dal cuore della protesta, per tutto il pomeriggio ha sventolato una bandiera di «Milli Gorus», sigla turca citata in un’altra lista governativa, quella compilata dal governo tedesco. La filiale italiana e milanese di Milli Gorus fa parte del Caim, il coordinamento milanese.

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«Queste manifestazioni contro la decisione di Trump devono farci riflettere – ha scritto Davide Romano, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano – Tutti questi militanti dell’islam politico non hanno aperto bocca contro l’autoritarismo di Erdogan, come nulla hanno detto per i secoli in cui a Gerusalemme non c’era libertà di religione. Oggi, dopo 50 anni di libertà religiosa garantita da Israele, scendono in piazza. La verità è che costoro hanno paura della libertà di religione e della democrazia».

Noi dovremmo avere paura di loro. Perché non è normale che mille islamici sfilino a Milano per rivendicare Gerusalemme. E che insieme a loro marcino gli estremisti rossi: ecco, allora, il vero pericolo, non certo il fascismo onirico dei media di distrazione di massa e dei piddini alla frutta, ma la saldatura tra terroristi islamici e terroristi rossi.

Ps. Questi sono tutti regolari, e hanno tutti figli regolari pronti a chiedere la cittadinanza dopo 10 anni di residenza loro e al 18esimo anno i loro figli. No, gli immigrati regolari non sono italiani.