Il procuratore capo di Fermo, Domenico Seccia, ha emesso un ordine di carcerazione nei confronti di Amedeo Mancini, il 40enne fermano finito nei guai a seguito della reazione all’aggressione in cui ha perso la vita il clandestino nigeriano in odor di mafia Emmanuel Chidi Namdi.
Un provvedimento che era già nell’aria dopo che la Cassazione aveva confermato la demenziale aggravante razziale nella pena di quattro anni patteggiata (obtortocollo per non finire in galera) da Mancini e dopo il materializzarsi di un cavillo legale che metteva a rischio la libertà del prigioniero politico. L’uomo accompagnato dai suoi legali, gli avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni, si è presentato spontaneamente nel carcere di Fermo.
FERMO: MANCINI COSTRETTO A PATTEGGIAMENTO DA MAFIA DI PALAZZO
Gli avvocati De Minicis e Piattoni hanno però già programmato la contromossa: “Nei prossimi giorni promuoveremo un incidente di esecuzione davanti al tribunale di Fermo, poiché, secondo la prevalente giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione, l’ordine di carcerazione sarebbe dovuto rimanere sospeso sino alla pronuncia del Tribunale di Sorveglianza di Ancona sull’istanza di affidamento in prova ai servizi sociali“.
Mancini ha agito per legittima difesa. Se il clandestino avesse detto a Mancini ‘italiano di merda’, e quest’ultimo lo avesse ucciso a sprangate, il mafioso nigeriano sarebbe stato nominato cavaliere dall’abusivo al Colle.
Mancini è stato costretto a patteggiare da innocente, con la promessa della non carcerazione, perché i magistrati non potevano far fare ai politici accorsi al funerale dello sprangatore nigeriani, una totale figura di merda. Questo è intollerabile.
Quando scriviamo che c’è un blocco – corrotto e imbelle – di potere che lega l’area di ‘sinistra’ con pezzi della magistratura, e che questo blocco mira alla destrutturazione della società italiana, facciamo riferimento a casi come quello di Mancini: vittima di una caccia alle streghe messa in moto da don Euro e Boldrini.
Non doveva patteggiare, era una trappola politica. Avevano bisogno di non perdere totalmente la faccia, e hanno promesso la libertà in cambio di una ammissione di colpa, consapevoli del cavillo che ora lo riporta in carcere da innocente, per essersi difeso da una aggressione di gruppo.