Grazie a Dio e al calendario, fortunatamente, questa folle legislatura è alla frutta. L’ultima genialata l’hanno partorita i parlamentari Pd guidati da tal Titti Di Salvo, che hanno presentato una una proposta di legge per “eliminare le discriminazioni linguistiche negli atti pubblici e amministrativi”.
In pratica, i documenti ufficiali diventerebbero come i demenziali comunicati dei centri sociali, dei sindacati e dei partiti di sinistra. Ad esempio: “la legge è uguale per tutti e tutte”.
I termini che si riferiscono alle professioni come presidente, professore, medico potrebbero diventare “presidenta”, “professora” o “medica/mediche”.
Sarebbe, inoltre, vietato usare il genere maschile se parliamo dell’intera umanità, come nella frase “l’ uomo ha bisogno di credere in valori” che diventerebbe “l’ uomo e la donna hanno bisogno di credere in valori”.
Al di là della stupidità, nel desiderio di storpiare il linguaggio, c’è il tentativo di manipolare il pensiero delle persone. Come già avviene con la censura preventiva contro il cosiddetto ‘hate speech’, sono convinti che, se ti impediscono di scrivere ‘zingari’, tu penserai agli zingari come a dei lord. Ma noi possiamo anche definire deputata la signora Di Salvo, pensando ad altro.