Ragazzini tunisini sono i padroni del centro, Polizia: «Non possiamo farci nulla»

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La Pigna, quartiere centrale di Sanremo, è ostaggio di una banda di Nordafricani. Giovani e giovanissimi tunisini, qualche sparuto marocchino di passaggio, che vivono di espedienti e dei proventi di un’attività illecita che nessuno ha voglia di contrastare. Anzi, rinforzi vengono inviati quotidianamente dalle coste della Sicilia.

E i clienti sono ragazzini italiani che vanno ancora a scuola. Idioti che senza la presenza di quegli spacciatori low-cost non potrebbero drogarsi.

«Si ubriacano, si picchiano, si fanno di cocaina e inseguono le ragazzine», denuncia un residente, che vuole restare anonimo per paura di ritorsioni. Perché comandano ‘loro’.

Li hanno definiti, in lingua araba, “harabas”, “quelli che bruciano”: giovani delinquenti che lasciano città e i villaggi della Tunisia, e spesso le carceri, per venire a spacciare, stuprare e delinquere in Italia: «Spacciano per comprarsi le scarpe firmate e quei pochi vestiti che hanno addosso, ma non si sa bene dove dormano. Alcuni sono ospitati, altri vivono sotto i portici o in qualche cantina», il commento di una signora della Pigna.

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E la notte scatta il coprifuoco. La città è ‘loro’:sguardi torvi, entra ed esci dai negozi, insulti alle ragazze. Le vittime sono soprattutto i loro coetanei italiani. Ma non solo.

«La polizia viene regolarmente – dicono i commercianti del centro storico – ma gli agenti ci dicono che non possono fare nulla. Quando li pizzicano, dopo poche ore o giorni sono di nuovo liberi». L’ultimo blitz in forze risale alla scorsa primavera, venti arrestati. Ma escono subito. Per qualche tempo sono rimasti fuori tiro, al porto o dalle parti del centro. Poi sono tornati nella Pigna.

«Le facce sono sempre le stesse – dicono in coro quelli di Sanremo vecchia – a parte alcuni, la maggior parte sono qui da anni». «Non li conosciamo – ammette Mostapha El Amri, presidente del centro culturale islamico (solit moschea abusiva ndr..) di via Galilei – ma capita, di rado, che qualcuno venga in moschea per chiedere soldi. Vogliono andare in Francia o tornare a casa. Io ne ho aiutati un paio comprandogli un biglietto per il Marocco», dice. Ma chi ci crede.

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Intanto la Pigna rimane off-limits. Sono lontani i tempi delle Rivolte, del Mazzini e dell’Aighesé, quando si faceva festa sotto i portici. Pub e locali notturni sono chiusi: oltre l’ultima porta della Pigna resiste solo “La Casbah”, il ristorante di via Romolo Moreno finito nei guai nel 2013 per via di frequentazioni che aveva soltanto subìto. E l’Arci La Cave, più defilato sotto via Palma. Islamici ed ex-comunisti.

L’Italia è ostaggio dell’immigrazione. Con l’immigrazione vince il degrado. Dobbiamo asportare il tumore.