Torino: borse di studio ai boia di ISIS, selfie con chi bruciò vivo pilota giordano

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«Chiedo pertanto di avere i mezzi per poter continuare il mio percorso didattico». Anche Wael Labidi aveva firmato la lettera con la quale i ragazzi tunisini chiedevano un finanziamento all’Edisu, l’Ente piemontese per il diritto allo studio. Perché in Italia, i contribuenti pagano per fare studiare i tunisini, in questo caso anche terroristi islamici.

Pochi mesi, su Facebook un selfie con il miliziano dell’Isis che il 24 dicembre 2014 catturò il povero pilota giordano caduto con il suo caccia F-16 nei dintorni di Raqqa. E poi bruciato vivo dagli islamici di ISIS. E noi pagavamo l’università agli amici del boia islamico che lo ha catturato.E che forse hanno partecipato al rogo, visto il selfie.

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«Labidi Wael e Zeddini Khaled si univano quali foreign fighters all’Isis e successivamente si univano ai militanti jihadisti in territorio siriano, così perdendo la vita nel corso degli scontri armati in atto». Erano sette, di età compresa tra i 26 e trent’anni, un gruppo di amici che aveva frequentato la stessa scuola elementare in Tunisia. I primi, come Labidi e il suo compagno di jihad, erano arrivati nel 2011, all’inizio della primavera araba, poco dopo la cacciata del presidente Ben Alì. I più giovani avevano ricevuto i permessi di soggiorno nel 2013, sempre «per motivi di studio».

Era solo una finzione, come le dichiarazioni d’amore per Torino, per la movida del quadrilatero, per la Juventus, per lo stile di vita occidentale. E’ tipico dei musulmani fingere di essere integrati, si chiama: taqiyya, la dissimulazione per poi colpire gli ‘infedeli’. Anche per questo è demenziale lo ius soli.

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I loro risultati accademici erano nulli, dai registri della facoltà risulta che nessuno di loro ha mai sostenuto un solo esame. Anche le iscrizioni all’ateneo erano false, millantate, solo i due combattenti dell’Isis, gli apripista del gruppo, hanno fatto una fugace apparizione ai corsi accademici.
Gli altri sognavano il martirio scelto dai loro amici. Nell’attesa, portavano cous cous in moschea per festeggiarne la morte, imitando la distribuzione di dolci e cibo avvenuta in strada a Raqqa dopo il massacro del Bataclan. Nei loro cellulari c’erano foto accanto a un uomo riverso a terra, forse morto, con a fianco un individuo in divisa militare; c’era la foto di due ragazzi maghrebini che a Parigi affiancano una pattuglia della Polizia francese e puntano una pistola in direzione degli agenti. Bilel Chihaoui, uno di quelli che non si trova, era stato espulso dall’Italia con provvedimento d’urgenza perché aveva scritto su Internet la data della propria morte insieme al proposito di portare con sé quanta più gente possibile in quel di Pisa, dove si era intanto trasferito, sempre seguendo il filo della menzogna universitaria.

Non è la prima volta che Torino si scopre crocevia di aspiranti terroristi dalla doppia vita. L’unico domicilio conosciuto del gruppo dista pochi isolati dalla casa dove nel 1998 vennero arrestati i componenti di una cellula di Al Qaeda. Erano altri tempi, un altro mondo, le Torri Gemelle dovevano ancora cadere. Da allora sono stati espulsi imam che facevano sfilare bambini con addosso finte cinture di kamikaze sotto l’orologio di Porta Palazzo, intercettati foreign fighters, arrestati altri fanatici. Nel 2014 l’Edisu ha riconosciuto a due dei finti studenti tunisini un assegno di circa duemila euro l’anno.




Un pensiero su “Torino: borse di studio ai boia di ISIS, selfie con chi bruciò vivo pilota giordano”

  1. FUCK ISLAM PORCI MALEDETTI MUSULMANI DI RAZZA BASTARDA E CHI LI OSPITA ANCORA

    A M M E R D E E E E E E E

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