Brescia, è un pericoloso estremista islamico ma non lo espellono

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Medico «ben integrato e ben assimilato al contesto sociale» per la Prefettura e la Questura di Brescia. Ma «non compatibile con la sicurezza della Repubblica» per il Ministero dell’interno che ha rigettato la sua richiesta di cittadinanza italiana. Protagonista è Mujahed Issam, radiologo nato ad Hebron, 47 anni compiuti ad inizio novembre.

Dal 1991 vive a Brescia, sua figlia frequenta anche la scuola. «Brescia è casa mia» esagera anche se in questi giorni è in Cisgiordania, quella che è veramente casa sua, e definisce la decisione «incomprensibile».

Nelle scorse settimane il Consiglio di Stato ha stabilito che «sul conto dell’interessato sono emerse specifiche controindicazioni ai fini della sicurezza come rilevato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza con una nota riservata di cui è vietata la divulgazione».

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Roba seria. Grave. E pensare che secondo quei buontemponi della Prefettura: «Si esprime correttamente in lingua italiana, è da considerarsi integrato e assimilato al contesto sociale e familiare, si ritiene non nutra sentimenti antitaliani». Il che fa capire quanti falsi integrati con cittadinanza sui quali non si è indagato a fondo siano stati fatti diventare ‘italiani’ di carta.

Esponente della comunità islamica locale il medico palestinese ha fondato anche il Consiglio delle relazioni islamiche italiane «che si propone come mediatore tra la minoranza islamica e le istituzioni», il che mette in evidenza come si sentano e siano un corpo estraneo con il quale mediare: uno Stato nello Stato.

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La cosa inquietante è che si permetta a questo individuo definito anti-italiano e pericoloso di rimanere in Italia. Lo si rimandi con famiglia in Palestina o comunque si chiami.

Interessante che lo stesso governo che vorrebbe lo ius soli, utilizzi poi la legge attuale per negare la cittadinanza a qualcuno: con lo ius soli, questo sarebbe automaticamente italiano. Perché basta figliare in Italia.