Torino, frustate a sangue per studiare Corano all’alba

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L’integrazione avanza, urge lo ius soli. Sono stati frustati a Torino con il filo elettrico sulle mani e sotto la pianta del piede, legati a una sedia per punizione, imprigionati al buio in una stanza senza finestre e lasciati per ore senza cibo, costretti a svegliarsi all’alba per pregare e studiare il Corano e la cultura islamica.

Si tratta di tre sorelle minorenni, un bambino e una neonata. Perché con i nostri soldi si riproducono come conigli.

L’episodio è accaduto a Torino dove la procura ha aperto un fascicolo sui maltrattamenti in famiglia nei confronti una coppia di nazionalità egiziana. Sono stati chiesti 5 anni di reclusione per l’uomo e 3 anni e sei mesi per la donna.

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Quando la verità sulla famiglia egiziana è venuta alla luce, i figli dei due imputati avevano età comprese tra i 10 e i 17 anni. Il più piccolo è il maschio. C’è anche una quinta figlia, una bambina di pochi mesi che però non è vittima di violenza.

“I bambini erano terrorizzati dal padre – ha spiegato oggi in aula il pm -, andavano dalla mamma e le dicevano ‘Ti prego non avvertire papà’. Ma lei lo faceva e il padre picchiava. E picchiava con intensità diversa a seconda degli errori commessi dai figli”.

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“Ogni motivo buono per picchiare. C’era la richiesta di pregare e di studiare l’arabo”, ha sottolineato l’avvocato di parte civile Emanuela Martini. “I ragazzi sono stati picchiati talmente tanto da non comprendere più, dopo qualche tempo, le ragioni di tanta violenza. Oggi non si frequentano, perché sono ancora traumatizzati dagli eventi”.

Durante il processo la madre ha preso la parola: “Nessuno ci ha mai compresi. Vivevamo in sette in pochi metri quadrati, eravamo in una situazione disperata e nessuno ha mai compreso le nostre difficoltà”. Ma infatti, la colpa è degli italiani: ci vogliono case più spaziose per i migranti, così possono fare venti figli invece di cinque.

La sentenza verrà pronunciata il 24 novembre.