Prete Ninive lancia appello: “Islam ci ha condannati a morte”

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A Verona don Shamasha, prete di Ninive, sede delle popolazioni cristiane assire: abitanti originari dell’Iraq, prima della migrazione araba. Questa mattina in Comune ha portato la testimonianza dei 120mila cristiani della Piana di Ninive, in Iraq, che hanno preferito fuggire e vivere da profughi piuttosto che rinunciare alla fede cristiana sotto le minacce degli islamici. Ma come avrete notato, non sono venuti in Europa, ma nelle zone vicine per poi, ora, tornare a casa. Così fa chi fugge da guerre e persecuzioni: chi invece ‘migra’, sfrutta le guerre per penetrare in Europa e islamizzarla. Si chiama Hijrah.

Hijrah: la conquista islamica dell’Europa, attraverso l’immigrazione

Don Karam ha rilanciato da palazzo Barbieri il proprio appello internazionale a favore di un maggiore impegno per la difesa dei cristiani perseguitati dagli islamici.

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L’iniziativa è stata promossa dal vicesindaco leghista Lorenzo Fontana (autore, come europarlamentare, di decine di appelli, interrogazioni, mozioni per la tutela delle minoranze cristiane minacciate dai terroristi islamici) con la collaborazione dell’assessore regionale lombardo Cristina Cappellini, che in Regione Lombardia da anni si occupa del tema, e di Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre, che ha presentato il proprio report, secondo il quale “in undici dei Paesi sotto osservazione, tra la metà del 2015 e la metà del 2017, la situazione è degenerata rispetto al biennio precedente che già aveva registrato un netto peggioramento”.

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Fontana ha annunciato di aver portato i risultati del report di Acs all’attenzione del parlamento europeo con un nuovo atto formale perché “l’indifferenza dell’Occidente rischia di essere la migliore alleata dell’islam radicale. Dobbiamo continuare a informare, denunciare, a tenere i riflettori accesi su una realtà, quella dei cristiani perseguitati, purtroppo dimenticata, dalla politica e dai media. È dovere delle istituzioni rilanciare una decisa azione – sui piani della politica estera, dell’impegno diplomatico e della comunicazione – di protezione dei cristiani esposti all’azione degli jihadisti o minacciati dalle, cosiddette, leggi sulla blasfemia”.

Monteduro ha spiegato che “vaste aree del mondo subiscono l’azione di due aggressivi ceppi virali, l’ideologia di alcuni Stati e gli estremismi di matrice politico-religiosa. Ciò che realmente preoccupa, oltre alla presenza dei virus in sé – ha sottolineato il direttore di Acs -, è la totale indifferenza per i “ricercatori” che, come Aiuto alla Chiesa che Soffre, dedicano la loro vita ad individuare ed affinare i vaccini. Acs intende informare e coinvolgere chi vorrà pacificamente schierarsi contro il dilagare del virus della persecuzione anticristiana”.

“Nel Comune di Verona abbiamo trovato un alleato importante che rafforza la nostra battaglia per il sostegno e l’aiuto ai cristiani perseguitati nel mondo – ha sottolineato l’assessore lombardo Cappellini -. Il fatto che l’Amministrazione abbia deciso di sostenere questa causa contribuisce a creare una rete sui territori, sempre più vasta, sempre più forte. L’iniziativa di dar voce ai protagonisti è apprezzabile e contribuisce a tenere accesi i riflettori su un tema troppo spesso dimenticato o sottaciuto. Ci auguriamo che anche altre Amministrazioni possano seguire questa strada”.

“La vita di tante famiglie cristiane è tuttora ferita – ha avvertito don Karam – e in molti provano rancore. Ma quanto abbiamo vissuto ci ha dato la possibilità di comprendere pienamente come attraverso la fede anche la morte può diventare vita. Oggi che la Piana di Ninive è finalmente libera, dobbiamo lavorare per ricostruire e dobbiamo pensare innanzitutto ai bambini. Perché i bambini sono il futuro della Chiesa”.

Perché chi fugge dalla guerra torna. Poi, ci sono quelli che usano la guerra per dilagare a casa nostra. E non sono profughi: sono conquistatori con altri mezzi.