Minacce di morte contro il sindaco anti-profughi: coop scatenate

Vox
Condividi!

Gorizia è satura di africani e pakistani in fuga dalla guerra in Siria. Quelli che i media definiscono ‘profughi’.

Così il sindaco di centrodestra della cittadina friuliana, Rodolfo Ziberna, si è rivolto al governo, accusandolo di immobilismo sul tema dell’immigrazione e dei richiedenti asilo, denunciando la difficoltà di gestire situazioni a rischio. Non è una sua idea, ma le richieste della stragrande maggioranza dei suoi concittadini, che chiedono a gran voce la fine della colonizzazione.

La sua posizione, però, non è piaciuta a chi guadagna con il business dell’accoglienza a tutti i costi, che lo hanno subissato di minacce di morte.

Vox

“In questi ultimi tempi c’è chi sta cercando di fomentare l’opinione pubblica contro il sottoscritto e la città, rei di non volere un altro centro di accoglienza e di abbandonare a sé stessi i richiedenti fuori convenzione, accampati nella Galleria Bombi”, ha raccontato Ziberna al Piccolo di Trieste.

Gorizia, al momento, ospita già 400 fancazzisti, ma la pressione è continua e gli arrivi senza soluzione di continuità.

VERIFICA LA NOTIZIA

“Sono molto preoccupato, non tanto per la mia sicurezza, non mi spaventano insulti e minacce, ma per la crescita di un clima esasperato che Gorizia non ha mai conosciuto e che sta creando una profonda inquietudine nella mia gente che non merita questo. Più volte ho invitato le forze politiche di opposizione ad affiancarmi nelle mie richieste al governo affinchè intervenga per alleggerire la situazione di Gorizia ma, devo essere sincero, sta crescendo nel sottoscritto il sospetto che ci sia una precisa volontà politica a lasciare le cose come stanno perchè non si spiegherebbe altrimenti il voltafaccia del ministro dell’Interno, Marco Minniti, che in settembre aveva annunciato interventi precisi mentre oggi non risponde neppure agli appelli disattendendo clamorosamente le promesse fatte”, è la denuncia di Ziberna.

«Mi si deve spiegare il motivo per cui si permette a 150 persone di vivere in condizioni indecenti e di far crescere tensioni e odio nella città simbolo dell’accoglienza e della tolleranza, alimentando atteggiamenti che rischiano di scoppiare come una bomba a orologeria. Mi auguro davvero che non sia così è faccio ancora una volta un appello pubblico affinché queste persone vengano trasferite al più presto e si cominci ad attuare una politica di controllo di questi flussi che ben poco hanno a che vedere con le fughe dalla guerra».

Attenti a quello che fate.