Il New York Times (attenti alle fake news) ha dedicato al Milan cinese un articolo sul quotidiano in edicola e su nytimes.com, analizzando la reale consistenza di Li Yonghong, da aprile proprietario del club, e del ‘suo’ Guizhou Fuquan Group, indicato nel curriculum ufficiale di Mr. Li come il suo principale asset: un gruppo proprietario “della più grande miniera di fosforo cinese”.
Secono il New York Times l’impero minerario descritto da Li Yonghong “era a malapena conosciuto” nel settore minerario e pone dubbi circostanziati sulla proprietà della miniera, che apparterrebbe invece a Guangdong Lion Asset Management, una società che ha cambiato quattro proprietari negli ultimi due anni. Tra loro, Li Shangbing, che appare come rappresentante legale di Sino-Europe Asset Management, conosciuta come una delle scatole cinesi (!) con cui sette mesi fa è stato acquistato il Milan.
Li Shangbing ha detto al NYT di non conoscere Li Yonghong ma il quotidiano americano li collega, oltre che per Sino-Europe Asset Management, per una disputa legale in cui Li Yonghong e Guangdong Lion sono stati accusati congiuntamente. I giornalisti del NYT hanno visitato gli uffici di Guangdong Lion a Guangzhou lo scorso agosto, trovandoli “chiusi, con un avviso di sfratto alla porta; all’interno, le scrivanie e le sedie erano in disordine, i computer erano privi di disco fisso e i vermi infestavano un cestino della spazzatura”.
Poi la famosa miniera, che secondo l’inchiesta avrebbe cambiato per quattro volte proprietario, due volte a costo zero: tutti i proprietari si chiamano Li, cognome comunque comune in Cina. Li Shangsong, co-proprietario con Li Shangbing, ha ceduto le sue quote a Li Qianru. Successivamente Li Shangbing e Li Qianru hanno ceduto a costo zero a Li Yalu l’intera miniera, che tre settimane dopo per lo stesso prezzo è passata a Zhang Zhiling.
I precedenti di Li Yonghong e della sua famiglia – “Nel 2013, l’autorità di sicurezza ha multato Mr. Li di 90.250 dollari (circa 76.500 euro al cambio attuale) per la mancata comunicazione della cessione di azioni per 51,1 milioni di dollari (circa 43,3 milioni di euro al cambio attuale). (…) Nel 2004 secondo The Shanghai Securities News, l’organo di informazione ufficiale dell’autorità di sicurezza cinese, l’azienda di famiglia di Mr. Li, la Guangdong Green River Company, si è associata con altre due compagnie per truffare più di 5.000 investitori per 68,3 milioni di dollari (circa 57,8 milioni di euro al cambio attuale). Il papà e il fratello di Mr. Li furono condannati alla prigione. Mr. Li secondo il resoconto venne investigato ma non accusato di comportamento scorretto”.
Il New York Times ha contattato i protagonisti della vicenda. Mr. Li attraverso il Milan ha rifiutato una intervista. Rothschild, advisor di Mr. Li nella trattativa con Berlusconi, ha preferito non commentare. Li Shangbing in una intervista telefonica ha detto di non conoscere Li Yonghong, ha negato di aver costituito Sino-Europe e di possedere quote del Milan, rifiutandosi di rispondere ad altre domande. Il Milan non ha voluto rilasciare commenti su Li Shangbing ma un portavoce del club ha detto che il controllo di Mr. Li sulla miniera è stato verificato dagli avvocati e dalle banche coinvolti nella trattativa. Lo stesso portavoce, secondo il NYT, ha detto che Li non aveva nulla a che vedere con le accuse ai parenti ed è stato una vittima nel caso giudiziario con Guangdong Lion, mentre la multa da 90.250 dollari si spiegherebbe con la sua poca familiarità con le regole di borsa. Il NYT non è riuscito a rintracciare Chen Huashan, legale rappresentante di Sino Europe Sports Investment Management (protagonista dell’acquisizione del club ad aprile), la persona che più di un giornalista ha identificato come prestanome di Li Yonghong.
Potevamo fare a meno dei cinesi.