Gang di Albanesi: prima le rubano 400 euro, poi la stuprano

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Le hanno portato via tutto: i soldi, i gioielli che erano ricordi di una vita, la dignità. Rapinata e violentata nella villa in cui vive, percossa e umiliata: per poco non l’hanno uccisa.

Perché gli abusi sono stati violenti, e costringendola a dargli piacere mentre uno svaligiava l’alloggio, l’altro l’ha quasi soffocata. Il terzo aspettava fuori, per strada. Pronto ad avvisare i complici, richiamandoli all’ordine se qualcosa o qualcuno avesse rischiato di mandare all’aria l’orribile piano.

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Non è successo, purtroppo. Ma i passamontagna calati sul viso non hanno impedito alla squadra mobile di dare un nome e un volto alle belve: tre albanesi che martedì mattina sono comparsi in tribunale per l’udienza preliminare e hanno scelto il rito abbreviato.

La vittima, la notte stessa, si era rivolta al Soccorso violenza sessuale del Sant’Anna e ha trovato la forza di formalizzare una denuncia. E gli investigatori – coordinati dal pm Marco Sanini – sono arrivati agli aguzzini con il prezioso contributo della Scientifica, che ha isolato una traccia di Dna, fondamentale – con i tabulati telefonici – per arrivare alla svolta.

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Ma intanto loro le hanno portato via tutto. E questo avviene perché lo Stato ha abdicato alla responsabilità di presidiare le frontiere. Nel caso degli Albanesi, poi, la question è ancora più criminale: da alcuni anni non hanno neanche bisogno del visto per entrare in Italia. Così la feccia locale migra in Italia a rubare. Quando va bene. A stuprare, quando ne ha voglia.