Governo esige tasse dai terremotati: “Fate un mutuo se siete poveri”

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Il Commissario per la ricostruzione del Centro Italia, Paola De Micheli (deputata del Partito Democratico e sottosegretaria all’Economia, succeduta a Vasco Errani) ha inviato una lettera ai sindaci del cosiddetto “Cratere” (la zona con i 140 Comuni colpiti e danneggiati dal sisma) con un drastico promemoria: dal 16 dicembre dovranno ricominciare a pagare le tasse sospese dal governo dopo il drammatico sconvolgimento tellurico che ha spezzato le gambe a tanti abitanti di una parte del territorio del nostro Paese.

Insomma: le casette ancora non ci sono, grazie ai ritardi delle coop collegate al PD, e ma le tasse pregresse il governo le vuole. A costo di accendere mutui con le banche. Anche queste collegate al PD.

Nonostante ci siano ancora oltre 30mila sfollati.

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Nella missiva del commissario nominato dal governo infatti si suggerisce di attivare dei mutui con le banche per dilazionare i pagamenti. Segue una lista di avvoltoi Istituti di credito consigliata dall’esecutivo e aderenti a una convenzione (Plafond Moratoria Sisma Centro Italia) stipulata tra lo Stato, tramite la Cassa Depositi e prestiti, e l’Associazione delle banche italiane (Abi).

I crediti concessi avranno la garanzia dello Stato e verranno erogati “a tassi agevolati da Istituti come Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi di Siena. Oppure da banche locali quali Bcc del Velino, Bcc di Basciano, Bcc di Spello e Bettona, la banca dei Sibillini.

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Stando a quanto previsto la Cassa Depositi e Prestiti “erogherà i fondi alle banche contraenti che – a lor volta – procederanno all’erogazione dei finanziamenti sui conti correnti intestati ai singoli beneficiari”.

Non potrebbe, la CDR (che maneggia soldi dei contribuenti italiani) erogare i fondi direttamente ai cittadini, invece che alle banche? No, altrimenti le banche amiche non farebbero la cresta sul finanziamento.

“Riteniamo gravissimo – denuncia Francesco Pastorella, dei comitati locali – che il commissario De Micheli e il Governo non si rendano conto di come le predette categorie non siano ancora nelle condizioni di produrre, generare profitti e quindi pagare le tasse”. Con una osservazione conseguente: “La lettera inviata ai sindaci è emblematica della lontananza abissale della politica dalle reali esigenze dei terremotati e delle piccole imprese”. Mentre altri aggiungono: “Si preoccupassero di preparare incentivi e interventi strutturali per evitare la chiusura delle aziende (quasi 2mila) e la perdita di posti di lavoro (quasi 20mila) anziché proporre convenzioni con le solite banche”. Insomma, il fatto che i terremotati vengano costretti a pagare i tributi e – per poterlo fare – a indebitarsi non piace di certo agli interessati.