Tutto era cominciato venerdì mattina nel rione popolare Santa Maria di Pisa (Sassari). Con alcune decine di sedicenti profughi che attaccano una scuola con spranghe e bastoni all’ ora dell’uscita dei bambini da scuola:
Sono le ore 13 di venerdì, fuori dall’istituto elementare Kennedy improvvisamente arrivano gli africani. E’ scontro con i genitori degli alunni.
«Nessuno li controlla, questo è il risultato, abbiamo paura», dicono in coro i residenti. «La lite», dice un comunicato diffuso dalla polizia «era nata in seguito alla lamentela di un richiedente asilo politico, che aveva riferito di essere stato malmenato poco prima da alcuni cittadini italiani. Appresa la notizia, numerosi ospiti extracomunitari del centro di accoglienza si sono recati nella vicina piazza Kennedy, scontrandosi con quanti presenti in quel momento, ma l’ immediato intervento delle Forze di Polizia ha evitato che la situazione degenerasse».
Ma Sassari non è Stoccolma. Grazie al cielo. E allora non finisce qui:
SASSARI, RIVOLTA NON SI FERMA: MOLOTOV CONTRO CENTRO PROFUGHI
Due bombe molotov lanciate contro il centro di accoglienza che si trova in via Solari e anche contro il centro migranti di Platamona, sul mare. Così, per sicurezza. Meglio abbondare avranno pensato.
Nessun ferito. Ma la questura di Sassari, da sabato, invece delle scuole, presidia i due centri supportata da carabinieri e polizia locale.
Per gli scontri la polizia ha segnalato al magistrato due ventenni italiani e due giovani fancazzisti africani di 18 e 19 anni, rispettivamente del Gambia e della Costa d’ Avorio. Paesi vicini alla Siria.
Gli agenti hanno sequestrato una roncola e alcune barre di tondino di ferro e stanno facendo accertamenti per capire chi li abbia impugnati. Ma visto che i genitori difficilmente vanno a prendere i propri figli armati di roncola, è facile capire chi le aveva portate.
Il responsabile della casa d’accoglienza, l’affarista Paolo Cermelli, millanta: «Sono bravi ragazzi, vogliono solo integrarsi». A colpi di roncola.
Come racconta il padre di un ragazzo di Sassari: «Mio figlio è finito con la testa spaccata al pronto soccorso» dice, «è stata una guerriglia mai vista».
Immaginatevi dietro quella finestra. Senza muri alle frontiere, finisci prigioniero in casa tua.