Il carcere di Rebibbia ha la cella lesbo

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Camilla e Adriana, due lesbiche di 25 anni, la prima peruviana, la seconda polacca, se la spassano nel carcere romano di Rebibbia.

Le ha sposate il vicesindaco Frongia. Devono scontare ancora due anni per spaccio di sostanze stupefacenti, ma cosa vuoi che sia, nel lesbo carcere di Rebibbia.

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Il loro amore nasce dietro le sbarre. Camilla e Adriana sono diventate subito amiche e poi, pian piano, col passare del tempo, è nato qualcosa di importante. Pare che il loro comportamento esemplare sia stato il motivo che ha indotto la direttrice, gli psicologi e gli educatori, a sostenere la loro storia d’amore e ad aiutarle a coronare il sogno. È stata una festa con tanto di regali, bomboniere e torta nuziale con una ventina di invitate del braccio femminile, le agenti, le operatrici. È la prima volta che due detenute si uniscono civilmente in carcere e che possono vivere sotto lo stesso tetto. «D’altronde condividevano la cella prima, separarle ora – spiegano fonti del ministero di via Arenula- sarebbe stata una cattiveria inutile e immotivata». Il loro «sì» apre un varco nel delicato tema della promiscuità entro le mura carcerarie, ampliando lo spettro di riflessione sulla possibilità di concedere incontri ai detenuti. Sono in corso di valutazione, infatti, alcune proposte che, intervenendo in materia di riforma dell’ordinamento penitenziario, potrebbero portare alla creazione di spazi ad hoc per garantire e tutelare i rapporti d’affetto dei detenuti. Va ricordato che le sezioni carcerarie sono rigidamente separate per genere. Dunque, al legislatore si pone un orizzonte nuovo che la stessa norma sulle unioni civili impone. Se l’unione fosse stata tra eterosessuali la separazione sarebbe inevitabilmente avvenuta un minuto dopo il sì. Per loro invece la cella si è trasformata nella prima casa.

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E’ un mondo completamente folle. I matti sono a capo del manicomio. La maggior parte è in politica e siede in parlamento, ma molti di loro scrivono sui giornali e conducono programmi televisivi.