Raiola si dispera: “Giocatori neri discriminati”

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Il trafficante di calciatori Mino Raiola, intervistato dal quotidiano svedese Expressen, ha citato il proprio assistito Romelu Lukaku per spiegare quello che, secondo lui, è il razzismo nel mondo del calcio: “Per lui i problemi non sono mai mancati, da sempre: ricordo che la madre mi disse che a ogni partita doveva portare il suo certificato di nascita! Nessuno degli altri genitori credeva avesse 12-13 anni, soprattutto quando segnava 3-4 gol a partita. E questi episodi non erano casuali”.

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C’è un motivo. Anzi due. Il primo è che i certificati di nascita africani valgono zero. E la lista dei minori di trent’anni (metafora ma non troppo) è lunghissima, a partire da Roger Milla. E poi c’è il fattore di maturazione fisica: le razze umane non sono uguali, per nulla. Una delle differenze è nella maturazione che avviene prima per gli africani subsahariani (detti colloquialmente negri) rispetto a bianchi e cinesi/giapponesi. Hanno anche una durata di vita più breve ceteris paribus. Questo ha motivazioni biologiche che spiegare in questo articolo sarebbe troppo lungo.

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“Il calcio è lo sport più democratico in assoluto, pertanto dovrebbe essere uguale per tutti. Si parla sempre, la gente pensa non ci sia discriminazione, ma non è vero: i calciatori di colore ricevono sempre un certo tipo di trattamento. Ritengo ci sia discriminazione consapevole. Mi domandano sempre: ‘Mino, questo giocatore è come Pogba, Balotelli e Lukaku?’, mai ‘Somiglia a Ibrahimovic o Beckham?’. Gli atleti di colore vengono sempre collocati a parte…”.

Poveri milionari discriminati.




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