Prof dà compito a casa a ragazzine: “Abbordare” migranti per strada

Vox
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Un’insegnante assegna il seguente compito a casa: fermare gli immigrati per strada e intervistarli sulla loro storia personale. A ragazzine di 13/14 anni. Come quella stuprata ad Ascoli. Un tempo si educava all’attenzione, e a non fidarsi del primo venuto, oggi ci sono individui che invitano ad accettare caramelle dagli sconosciuti. E insegnano a scuola.

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La scuola in questione è un istituto di Borgo San Sergio ed è Deborah Clari, madre di una delle alunne, a scrivere un post di denuncia sul gruppo Facebook “Trieste #sepolfar”, interpellando la moderatrice e consigliere circoscrizionale Monica Canciani: «Ti sembra normale? Parliamo di ragazzini e ragazzine di 13-14 anni! Uno di loro ha riferito a questa insegnante che l’immigrato lo ha insultato ed è dovuto scappar via. Ma con tutto quello che si sente danno questi compiti per casa? Non si può stare tranquilli nemmeno a scuola?».

Deborah Carli, l’autrice del post e presidente dell’associazione Tiaiutiamonoi Trieste Onlus, sostiene che l’insegnante in questione «fa pressioni politiche, decisamente di sinistra, sui ragazzini, invece di dar loro gli strumenti per farsi una loro opinione. Ha dato della razzista a mia figlia solo perché si è permessa di dire che non tutti gli immigrati sono rifugiati politici e non tutti sono qua per lavorare. Per far capire che i migranti sono povera gente scappati dalla guerra, socievoli, buoni e quant’altro, ha assegnato il compito senza che noi genitori fossimo ufficialmente informati né avessimo mai autorizzato una cosa del genere».

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«Mia figlia – continua Clari – ha 14 anni e certamente non le permetto di girare da sola per città, figuriamoci poi fermare uno sconosciuto,migrante o meno, per chiedergli i dettagli personali della sua vita! Assurdo,pericoloso e fuori legge visto che si parla di minorenni. Ho scritto una mail al Preside della scuola perché voglio informarlo dell’accaduto e che prenda provvedimenti con l’insegnante. Dirigo un’associazione che si occupa di assistere i bisognosi della mia città, mia figlia è socia e fa volontariato con me, i miei figli sono nati e cresciuti vedendo la povera gente e aiutando il prossimo, non mi sento affatto razzista – conclude – nel pensare che i miei concittadini hanno priorità di aiuti rispetto a chi migra nel nostro paese clandestinamente».