Il treno di Renzi viaggia in incognito, troppi insulti: cancellate date

Vox
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Troppe contestazioni. Troppi fischi e insulti da parte di cittadini. Per questo il treno di Renzi ora viaggia in incognito. Cancellata ogni indicazione sul programma di viaggio. Neppure l’organizzazione del Partito – temono infiltrati –
sa dove il convoglio fermerà.

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Il sito su cui è transitata tutta l’operazione www.treno.partitodemocratico.it non indica più alcuna tappa. La redazione del Fatto ha anche contattato il partito, invano:

Sembra impossibile. Sette anni dopo l’entourage renziano è costretto a cancellare le fermate del leader perché gli insulti non ne sporchino il viaggio. Basta chiamare in Via Sant’Andrea delle Fratte per avere conferma che non si tratti di un caso o di una svista, fingendoci simpatizzanti. Ci passano l’organizzazione. “No mi spiace ma non so dirle dove farà tappa, sinceramente noi veniamo avvertiti solo il giorno precedente ogni tappa“. Perfino per il partito quel treno naviga a vista per l’Italia. “Ora sappiamo che è in Calabria, oggi e domani in Campania poi in concomitanza della Conferenza programmatica a Napoli, ma poi da domenica non sappiamo nulla. Se c’è un calendario qui non ce lo danno, lo avranno le Ferrovie, perché devono ovviamente smistare i treni”.
Inutile chiamare le Fs che rimandano all’ufficio stampa del Pd, anche se il treno corre ancora sui suoi binari. O forse no, perché è anche successo che si sia fermato di fronte all’ineluttabile. Il quinto giorno il tour fa tappa a Matera dove – una volta arrivato sul binario morto della Linea Ferroviaria Jonica – il pezzo più antico e martoriato della rete ferroviaria nazionale, Renzi è sceso per raggiungere Reggio Calabria in aereo. Certificando così che quel tratto non fa parte dell’Italia ma di un Medioevo dei trasporti sul quale è meglio sorvolare. “In treno ci si arriverà per bene tra qualche anno”, ha però assicurato Renzi incontrando i rappresentanti dell’associazione che chiede la linea ferroviaria statale. Ma chi può, nel frattempo, prenda l’aereo.
Che il luminoso viaggio di Renzi proceda oggi a tentoni nel buio pone un qualche problema al leader democratico, già poco premiato dai sondaggi. Nasceva come un tour pre-elettorale grazie al quale le buone ragioni dell’ex premier venivano portate “sui territori”, come si dice. Renzi dichiarava di voler intercettare non chi la pensa come lui ma gli altri. Ma è costretto a ripiegare a suon di proteste e va da sé che le federazioni provinciali, avvisate sotto traccia della tappa, faranno radunare attorno al passaggio festosi simpatizzanti di Renzi. Così la reazione tattica al fallo di potenziali contestatori rischia di vanificare tutta l’operazione che non è proprio indolore sotto il profilo dei costi: 400mila euro, secondo stime non smentite, mentre ci sono 184 dipendenti in cassa e il bilancio è in rosso di quasi 10 milioni.
Altro paradosso: non avendo le tappe successive, il viaggio che guardava al futuro del Paese si limita a raccontare il passato, in forma di diario della fermata del giorno prima. Un diario-melassa tra foto opportunity sorridenti, comitati sempre festosi, interlocutori attenti e compiti di fronte al leader e ben edulcorato da spiacevoli, per quanto sistematici, episodi di dissenso. “Ogni sera, a fine giornata, quando è tardi e sei anche un po’ stanco, è la pienezza e l’intensità delle emozioni che il viaggio ti ha regalato a farti desiderare che venga presto il giorno dopo”. Così scriveva Renzi alla fine del terzo giorno. Non un accenno alle proteste. Niente detrattori, critici e cittadini comuni arrabbiati. Disturbano il macchinista.

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