«Zitta e subisci: sei la mia asina»: assolto perché in Marocco è normale

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In pratica si applicano le leggi straniere. In Italia le leggi marocchine hanno la prevalenza su quelle italiane

«Stai zitta, tu non sei la mia donna, sei la mia asina: devi subire in silenzio». Così il Marocchino si rivolgeva alla moglie, insultandola e maltrattandola.

«In Marocco quando si litiga si usa così – hanno spiegato i testi nel processo -: la donna viene chiamata asina e lei a sua volta si rivolge all’uomo dandogli dell’omosessuale». Al che non si capisce perché non rimangano in Marocco.

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A.L., marocchino 48enne residente a Feltre, alla sbarra per maltrattamenti e lesioni alla fine è stato assolto. La sentenza è arrivata ieri in Tribunale a Belluno. Il pm aveva chiesto 3 anni di reclusione.

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«Non c’è nessun certificato medico o di struttura per donne maltrattate», ha sottolineato l’avvocato della difesa, Silvia Dolif, nella sua arringa, chiedendo e ottenendo l’assoluzione.

I fatti contestati al marito-padrone vanno dal 2013 a settembre 2014, periodo in cui lo straniero avrebbe percosso la moglie con la frequenza di «una due volte al mese» «trattandola come una serva». Per lui lei doveva stare zitta, sempre, anche di fronte alle sue frequenti relazioni extraconiugali che l’uomo intratteneva in maniera «ostentata ed evidente con numerose altre donne».

O Asine, in Marocco.