Capelli bianchissimi, scarpe più grandi della sua misura, al collo una croce. Ogni giorno, verso sera, si mette in un punto preciso di corso Vittorio Emanuele. Arriva con un sacchetto: dentro un cappello, una bottiglia d’acqua, le medicine per il cuore e una sedia pieghevole.
«Vivo in un monolocale del Comune al Lorenteggio 220 euro al mese con le spese. Ma la pensione è di 330 euro, non riesco a pagarmi da mangiare e a curarmi — racconta —, e allora faccio a modo mio. Invece che restare da solo in casa, vengo in centro e chiedo aiuto per strada».
È ormai conosciuto tra i negozianti e gli stessi clochard «vicini», che gli portano qualche moneta. L’altra sera lo hanno soccorso alcuni cittadini volontari.
Ma non ha nessun familiare? «Le mie figlie abitano a Bari, la più grande ha 75 anni, la più piccola 69. Io sono salito a Milano molto tempo fa». In tasca, tiene una foto dove sorride con due ragazze: «Lavorano qui vicino. L’8 settembre era il mio compleanno, se lo sono ricordate. Mi hanno portato tre pasticcini e hanno scattato questa foto».
Ecco. Così vivono gli italiani di 94 anni a Milano, Italia. Città dell’accoglienza. Nel paese dell’accoglienza. Dove al primo maschio africano che sbarca perché in fuga dalla guerra in Siria si danno 35€ al giorno in vitto, alloggio, assistenza, schede telefoniche, sigarette e paghetta per gli stravizi, mentre ad un pensionato italiano 330€ con le quali deve comprarsi tutto e pagarsi l’alloggio.
Vorremmo tanto gridare queste parole in faccia alle puttane digitali della Boldrini, che negano i loro protetti prendano 35€, perché non li ricevono in contanti, come se ci fosse qualche differenza tra pagarsi l’affitto, il cibo e il resto con i soldi che ti danno o riceverlo gratis.
E’ vergognoso che uno Stato dia 330€ ai pensionati come Michele, protagonista suo malgrado di questo articolo, e invece spenda oltre 1.000 euro al mese per mantenere il primo fancazzista che sbarca.