Bimbi tedeschi presto minoranza: tramonto islamico sulla Germania

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Un anno fa, il demografo Michael Paulwitz ha scritto che se le tendenze attuali non saranno invertite, i tedeschi diventeranno minoranza nel loro stesso paese, forse tra quindici o venti anni. Francoforte è già una città dove i tedeschi sono in minoranza. I bambini tedeschi sotto i 5 anni sono oggi solo il 60% del totale

Tramonto islamico sulla Germania di Guy Millière 20 ottobre 2017 https://it.gatestoneinstitute.org/11197/germania-tramonto-islamico

La “vittoria” della Merkel alle elezioni è stata una ‘vittoria di Pirro’, se può essere chiamata vittoria. L’Alleanza cristiano-democratica (Cdu-Csu) ha ottenuto il 33 per cento dei voti – il 9 per cento in meno rispetto a quattro anni fa, il risultato peggiore dal 1949. Il Partito socialdemocratico (Spd), che ha governato il Paese con la Merkel negli ultimi quattro anni, ha perso più del 5 per cento dei consensi ed è crollato al 20 per cento, incassando il peggior risultato di sempre.

Alternativa per la Germania (AfD), il partito populista nato nel 2013, ha ottenuto il 12,6 per cento entrando per la prima volta nel Bundestag. Die Linke, la sinistra ex marxista e oggi radical chic, ha ricevuto il 9 per cento dei consensi. Poiché né l’Spd né Die Linke parteciperanno al prossimo governo, e visto che l’AfD è incompatibile con le politiche perseguite dalla Merkel, quest’ultima ha solo due possibili partner: il Partito Liberale (Fdp) e i Verdi, le cui posizioni su molti argomenti sembrano e sono opposte.

Angela Merkel rimarrà cancelliera solo perché non c’era alternativa reale: sei mesi fa, due terzi della popolazione tedesca era favorevole a un ricambio. Solo l’8 per cento voleva che lei continuasse a ricoprire la sua carica. Peccato che l’alternativa presentata dalla ‘sinistra’ sia stata Martin Schultz, ex presidente del Parlamento europeo. Un Merkel con la barba. E non tutti gli elettori hanno avuto il coraggio di cambiare, davvero, votando quelli che i media definivano ‘neonazisti’

Se la Merkel riuscirà a formare una coalizione, sarà un assembramento precario e instabile che manterrà la Germania sull’orlo della paralisi e farà del Paese il malato dell’Europa del XXI secolo.

La Germania è già in realtà un paese malato e Angela Merkel fa parte della malattia.

Nel 1945, la Germania era in rovina. Ricostruì se stessa e gradualmente divenne la principale potenza economica d’Europa. Pur riacquistando potere, non si è affermata politicamente ed è rimasta discreta, umile, pentita, silenziosamente vile. A causa del ruolo avuto nella guerra, era riluttante a ricreare un esercito quando le potenze della NATO le chiesero di ricostruirne uno; piuttosto, adottò una posizione generale di appeasement che portò alla “Ostpolitik”, una politica di riavvicinamento con i Paesi del blocco orientale e l’Unione Sovietica.

Poiché il nazionalismo aveva portato al nazionalsocialismo, la Germania rigettò ogni forma di nazionalismo. E avendo commesso un genocidio, la Germania era intrisa di odio per se stessa e di un rifiuto della propria identità. Uccidere se stessi per pagare il debito di sangue con la Storia.

La Germania, come in parte anche l’Italia, ha così riconfigurato le proprie velleità in direzione della costruzione europea, cercando di definirsi europea per non qualificarsi come tedesca.

Fino alla caduta del Muro di Berlino e alla riunificazione del paese. La riunificazione fu largamente considerata nel paese come frutto dell’umiltà e della discrezione.

Angela Merkel, che sembrava incarnare una Germania riunificata con successo, ereditò questo processo quando divenne cancelliere nel 2005.

Le disfunzioni erano già iniziate ad affiorare. L’economia tedesca rimase prospera, ma la povertà era in aumento (nel 2005, il 17 per cento dei tedeschi era ufficialmente indigente e guadagnava metà del reddito medio nazionale) e il numero dei lavoratori poveri era in costante crescita.

Se uno storico del prossimo secolo dovesse parlare ai suoi studenti, racconterebbe questa storia.

Il tasso di natalità era estremamente basso. Aveva iniziato a diminuire nel 1967 e crollò rapidamente a 1,5 figli per donna. La popolazione, in generale, stava invecchiando. Come nel resto d’Europa.

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La Germania iniziò ad accogliere migranti turchi per compensare la mancanza di manodopera. Puntando sul lavoro low-cost invece che sulla produttività e sull’aumento dei salari che poteva ampliare il mercato interno. Nel 2000, il numero dei nuovi migranti aveva raggiunto i 3,5 milioni.

L’importazione di migranti musulmani causò una lenta – ma non troppo – islamizzazione del paese. Nelle principali città, furono costruite delle moschee. Furono aperte scuole coraniche. L’Islam fu integrato nei programmi delle scuole pubbliche.

Il loro cancelliere, Merkel, cercò costantemente consensi, lavorando con i socialdemocratici per otto dei dodici anni trascorsi alla guida del Paese.

I tedeschi sembravano favorevoli a questo modus operandi fino a quando, nell’agosto 2015, la cancelliera non ha aperto i confini della Germania a un’ondata enorme di profughi e migranti provenienti dal Medio Oriente. Più di 1,5 milioni di persone entrarono nel Paese senza alcun criterio e la maggior parte erano giovani uomini aventi diritto al ricongiungimento familiare.

La tesi secondo cui i rifugiati si sarebbero tranquillamente integrati senza grossi problemi ha cominciato a cozzare con la realtà quando gli stupri hanno iniziato a moltiplicarsi.

Nel 2016, quasi la metà dei reati commessi a Berlino erano perpetrati da migranti da poco arrivati nel Paese. Le reti jihadiste presero forma. Gli atti terroristici cominciarono ad aver luogo. L’antisemitismo musulmano portò ad attentati contro le sinagoghe. I costi del welfare salirono notevolmente.

Oggi noi sappiamo che la Merkel non ha espresso alcun pentimento per il danno fatto. Non ha nemmeno avuto alcun ripensamento dopo le elezioni: ha detto che se dovesse di nuovo aprire le frontiere del Paese, lo farebbe. Ha cercato di imporre le sue decisioni sull’immigrazione a paesi europei riluttanti come l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Polonia. E sta ancora cercando di farlo. Ha perfino snobbato il trionfo populista in Austria. E’, la Merkel, senza speranza.

Ma il problema non è solo Merkel, perché qualcuno la vota. Stern, il settimanale più popolare in Germania, in una sorta di bizzarro rovesciamento, ha di recente messo in copertina un’immagine di Donald Trump avvolto nella bandiera americana mentre fa il saluto nazista.

L’efficienza economica è bassa. L’economia tedesca è essenzialmente un’economia industriale e non adattata all’era digitale. L’investimento nel PIL è diminuito; l’attività innovativa è debole; la produttività ristagna. Dal 2008, la crescita annua della produttività è stata solo dello 0,5 per cento. La chiusura prevista delle centrali nucleari tedesche in nome della “protezione del clima” aumenta i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica, mentre le famiglie e le imprese tedesche si accollano l’onere finanziario di pagare le tariffe elettriche tra le più elevate del mondo sviluppato. Gli immigrati non qualificati provenienti dal mondo musulmano non possono sostituire i tedeschi qualificati che vanno in pensione o muoiono. Il numero delle persone indigenti continua ad aumentare. La capacità di accogliere i migranti è al limite; le condizioni di vita in molti centri di accoglienza sono diventate scadenti: i pavimenti non vengono puliti con regolarità e per giorni sono insudiciati da sangue, urina, feci e le invasioni di scarafaggi sono frequenti. Il Commissario tedesco per l’Immigrazione di recente ha dichiarato che soltanto un quarto di un terzo dei rifugiati che risiede in Germania potrebbe entrare nel mercato del lavoro. Gli altri dovranno fare affidamento sui sussidi statali per il resto della loro vita.

Come in Italia registra una recrudescenza di malattie debellate come la tubercolosi. I vaccini sono inesistenti perché gli europei avevano smesso di produrli.

Ora, l’età media complessiva in Germania è di 46,8 anni. Più alta di quella italiana. È in atto una graduale sostituzione della popolazione non musulmana con una musulmana. Oggi, il quaranta per cento dei bambini al di sotto dei cinque anni e nati in Germania è di origine straniera. Dal 2005, la popolazione dei nuovi arrivati è aumentata del 24 per cento, mentre la popolazione autoctona è diminuita del 5 per cento.

I demografi sostengono che se le tendenze attuali non saranno invertite, i tedeschi diventeranno una minoranza nel loro stesso paese, forse tra quindici o venti anni. Forse meno.

Nulla al momento indica che ci sarà un’inversione di tendenza.

La maggior parte della stampa tedesca è pervasa dalla correttezza politica. I quotidiani e le riviste appoggiano il multiculturalismo e non parlano dei problemi più urgenti che il paese si trova a dover affrontare, come la crescita economica anemica, l’invecchiamento della popolazione e l’islamizzazione. Molti giornalisti, docenti universitari e scrittori dicono che la cultura tedesca non esiste. Quando i libri che criticano l’Islam diventano dei best-seller, i loro autori vengono immediatamente demonizzati. Deutschland schafft sich ab (“La Germania si distrugge da sé”) è stato un enorme successo nel 2010, ma il suo autore, Thilo Sarrazin, è stato subito equiparato a un “razzista” e spinto ai margini di tutti i dibattiti politici. Rolf Peter Sieferle, un ex consigliere di Angela Merkel, ha scritto molti articoli in cui parlava dell’autodistruzione della Germania. “Una società che non può più fare la differenza tra se stessa e le forze che la dissolvono vive moralmente al di là dei suoi mezzi”, egli ha affermato nel 2015. Insultato e rifiutato da coloro con i quali lavorava, Sieferle si è suicidato nel settembre 2016. Finis Germaniae (“La fine della Germania”), una raccolta dei suoi scritti è stata pubblicata postuma.

La Germania potrà riprendersi? Vedremo. Qui però è in gioco molto di più della Germania. Che è l’Italia dopo altri dieci anni di PD.