Ormai si moltiplicano le scuole (classi) senza Italiani
Una classe formata quasi esclusivamente da stranieri. Siamo nella scuola elementare Tazzoli di Cittadella, quartiere della periferia nord della città che – come i limitrofi Colle Aperto e Ponte Rosso – ha raggiunto quote elevate di residenti provenienti da altri paesi. E’ il futuro di tutta l’Italia, se non blocchiamo l’immigrazione e non torniamo allo Ius Sanguinis.
La scuola di quartiere, ovviamente, risente della progressiva sostituzione etnica, tanto da registrare una percentuale di alunni provenienti da famiglie immigrate superiore al 60% ormai da un paio di anni.
Ma una classe formata da 21 immigrati e due soli compagni di nazionalità italiana è una situazione limite che certo non fa scandalo ma che fa riflettere su quanto sia mutata la struttura demografica della città e in particolare delle periferie. Un vero e proprio genocidio con altri mezzi.
«In realtà sono tutti alunni nati nel Mantovano o comunque in Italia e che per la quasi totalità hanno frequentato la materna di quartiere, la Pacchioni – si eccita tal Roberto Archi, dirigente del comprensivo Levi di cui fanno parte le due scuole di Cittadella – questo significa che non ci sono grossi problemi di didattica. Abbiamo in ogni caso inserito una docente di potenziamento che ha il compito di rafforzare la lingua, visto che spesso questi ragazzini vivono in famiglie che parlano la lingua madre. Ma la cosa non comporta problemi nel progresso del programma». Questo lo dice lui, un esaltato dell’invasione.
Una situazione simile si è verificata in questi giorni a Modena dove una bimba si è trovata ad essere l’unica alunna italiana in una classe di scuola elementare. Alla fine la famiglia l’ha trasferita.
Gli istituti che si trovano in quartieri ad alta concentrazione di invasori di devono far fronte alla fuga di alunni italiani verso altre sedi scolastiche. Il che è normale, l’anormale è fare fronte alla concentrazione di immigrati.
Nel caso della Tazzoli, la fuga è diretta soprattutto verso le elementari di Porto Mantovano, come anni fa si registrava la fuga di alunni italiani da Lunetta verso San Giorgio o, ancora prima, dalla don Mazzolari di Valletta Valsecchi all’Ardigò. Ma è un fenomeno diffuso un po’ in tutto il territorio provinciale e non solo.
Ovviamente, checché raccontino i ‘dirigenti’, la stragrande maggioranza di questi alunni stranieri non parla neppure italiano o lo parla malissimo, con inevitabile danno allo svolgimento dei programmi didattici. Non solo, le assenze quotidiane tendono a rendere queste scuole più che dei ghetti pubblici, degli istituti fantasma dove si aggirano di tanto in tanto gli studenti che timbrano giusto qualche volta il cartellino.
Ci vorrebbe un blitz per liberare la bambina italiana. Anche dai suoi genitori. Il genocidio è in corso, il tempo sta scadendo, e con lo ius soli solo una guerra ci potrebbe salvare.
Il preside dell’Ic di Castiglione, Angelo Gandini, conferma questa tendenza. «Le quote di bimbi d’origine straniera sono più elevate nelle materne – spiega – ma nessuno si lamenta».
Semplicemente se ne vanno. Votano con i piedi.