L’ultima del PD: i documenti con l’alias per i Trans

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I lavoratori hanno sempre meno diritti, e sono sempre più precari, ma tranquilli, quelli trans si potranno chiamare Maria. E’ il mondo ‘moderno’, nel quale si tutelano i capricci ma non i diritti. E la Serracchiani è una delle espressioni, anche visivamente, più tipiche di questa decadenza.

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In Friuli Venezia Giulia c’è la possibilità di avere un’identità alias, diversa cioè da quella reale registrata all’anagrafe. Un dipendente regionale assistito dall’avvocato udinese Patrizia/o Fiore in seguito alla delibera di agosto della Giunta Serracchiani per tutelare l’identità dei dipendenti transessuali – sta ottenendo la possibilità concreta di usare il nome di elezione. Un bordello.

«In seguito alla delibera riferisce il legale contattato telefonicamente gli uffici hanno avviato le procedure amministrative e ora stiamo ottenendo anche la casella di posta elettronica e il badge». «Vogliamo garantire aveva spiegato quest’estate Serracchiani – il pieno diritto all’identità personale quale espressione della dignità del soggetto e diritto a essere riconosciuto nell’ambito sociale, anche sul luogo di lavoro».

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È dunque operativo il procedimento che consente a chi millanta di trovarsi in una fase di transizione dovuta a una richiesta di cambio di sesso di essere riconosciuto con un nome diverso da quello reale. Da oggi, in Friuli, Roberto potrà chiamarsi Roberta e usare i bagni delle donne. Col coso all’aria.