Salvini scarica la secessione catalana: “Un pasticcio”

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“La Carta dell’Onu stabilisce l’indipendenza dei popoli. Certo che mi sembra che Puigdemont abbia fatto un po’ di pasticci, se decidi per quella strada vai fino in fondo. E comunque se accade poi accetti la vittoria, non puoi manganellare la gente (riferendosi a Madrid, ndR). Nel 2017 le cose non si risolvono così, speriamo che trovino un accordo” anche se “ho la sensazione che si siano spinti un po’ troppo oltre”.

Così, il leader della Lega, Matteo Salvini, scarica la secessione ai microfoni di Radio 24.
Per quanto riguarda la parte economica delle istanze di autodeterminazione, Salvini ha anche ricordato: “Pensate comunque che sono 8 i miliardi che la Catalogna paga a Madrid e che non tornano indietro. In Lombardia si arriva a 70”. “Non è un problema di secessione – ha aggiunto – ma di miglior gestione della cosa pubblica”.

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L’autodeterminazione dei popoli è cosa buona e giusta. Sacrosanta. Ma dei popoli. La secessione del Qebec francese dal Canada anglofono sarebbe giusta. Che la Crimea russa tornare alla madre patria era giusto. Perché siamo in presenza di popolazioni distinte. E anche se non è sempre semplice definire il confine tra un popolo e un altro, possiamo trovare un equilibrio nello Stato nazione.

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Il limite della Grecia antica, rispetto a Roma, che pure era nazione quanto lo era l’Italia romana, è stato quello di non trovare un equilibrio tra le libertà delle Città stato e la nazione greca. Questo ha limitato la proiezione militare greca (non quella culturale) e ha messo spesso la Grecia antica alla mercede della Persia. Se trasliamo questa situazione a quella odierna, ci rendiamo conto che solo lo Stato nazione può difenderci dalla Globalizzazione, che è l’Impero persiano di allora. Se polverizziamo le nazioni in tante piccole entità che pure, insieme, sarebbero culturalmente ed etnicamente omogenee, ci mettiamo nelle mani (grinfie) dei globalisti.

Non è un caso che i secessionisti catalani non siano etnonazionlisti ma europeisti convinti.