Ius Soli: 7mila Africane incinte pronte a riversarsi in Italia

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Attendono il via libera da Del Rio e dagli altri dietologi che mandiamo orgogliosamente a fare merenda

Circa 26mila migranti bloccati in condizioni inumane potrebbero riprendere la via del mare. «Il rischio è che si torni alle partenze in grande stile. Le sacche di migranti sono a livello di guardia ed in molti casi non ci sono neppure i soldi per dar loro da mangiare», spiega Giulio Lolli. L’italiano, pur avendo qualche guaio giudiziario nel nostro paese, vive in Libia dai tempi della caduta di Gheddafi e comanda una motovedetta del ministero dell’Interno nel porto di Tripoli.

L’ennesima tragedia di ieri, al largo della Tunisia, è solo la punta di un iceberg pronto a riemergere. Nella notte fra domenica e lunedì una nave militare tunisina ha intercettato un peschereccio con 70-80 migranti a bordo a 33 miglia dall’isola di Kerkennah. Secondo Belhassen Oueslati, il portavoce del ministero della Difesa di Tunisi, il barcone sarebbe andato a sbattere contro la fiancata della nave. Oppure sarebbe stato speronato per errore complici le tenebre. I migranti erano partiti da Sfax, in Tunisia, e puntavano sulle coste siciliane di Agrigento. Il peschereccio è affondato e per il momento la marina tunisina ha recuperato 8 corpi, ma Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni teme che il bilancio sia più grave. In un tweet ha annunciato: «Forse quasi 30 le vittime. Salvati oltre 40 migranti. Recuperati 8 cadaveri, si temono 20 dispersi». Nel tratto di mare che rientrerebbe nell’area di soccorso di Malta stanno operando anche una nave della Marina e della Finanza. Il triste episodio fa parte dei cosiddetti sbarchi «fantasma» che si stanno susseguendo sulle coste siciliane da quando si sono ridotte sensibilmente le partenze dalla Libia. Fantasma perché si tratta di piccole imbarcazioni che prendono il mare dalle coste tunisine e arrivano da noi senza venir intercettate.

Il problema è che la «bomba» migranti potrebbe riesplodere anche dalla Libia, dove la situazione è al limite. Circa 7mila persone, comprese molte donne africane incinte, si stanno ammassando fra Zhuara, vicino al confine tunisino e Smel. Fin da agosto nell’entroterra, alla snodo del traffico di esseri umani di Al Sooerf, erano in attesa 16mila migranti trattenuti in condizioni terribili dai trafficanti, dopo gli accordi con il governo di Tripoli voluti e finanziati dall’Italia. A Sabrata sarebbero oltre 3100 i migranti stoppati negli ultimi giorni, ma la situazione è resa caotica da tre settimane di duri scontri armati fra le milizie, che hanno ribaltato i rapporti di potere locale. Dopo una trentina di morti e 170 feriti, i gruppi che fanno riferimento alla Centrale delle operazioni di Sabrata ed in teoria al ministero della Difesa di Tripoli hanno preso il sopravvento. Gli sconfitti sono i 500 miliziani di Ammu Al Dabbashi, che ha dovuto lasciare la città. Il capo clan aveva chiuso in luglio un accordo con Tripoli, sponsorizzato da emissari italiani, per abbandonare la protezione ai trafficanti e fermare i migranti in cambio di milioni di euro. Qualcosa è andato storto, probabilmente nella spartizione della torta, ed il generale Omar Abdel Jalil ha sfidato la brigata 48 e la milizia Dabbashi. «Solo nell’area di Zhuara sono 7mila i migranti bloccati. Se non si interviene in fretta si rischia la catastrofe umanitaria», spiega Lolli a il Giornale.

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“Triste episodio”, “bloccati in condizioni inumane”. Ma che stupidaggini. Ora dovremmo essere in lutto quando i detenuti tunisini vengono speronati dalle navi militari tunisine mentre sono in viaggio verso l’Italia? Siamo seri.

E dovremmo essere ‘tristi’, perché chi ha pagato migliaia di euro ai trafficanti, e viveva da benestante in Nigeria, è ‘bloccato’ in Libia? Le nigeriane bloccate non sono incinte per caso.

L’unica cosa che ci preoccupa è che il traffico, già fiorente da Tunisia e Algeria, potrebbe riprendere in grande stile anche dalla Libia. Dai Kim, fai un test intercontinentale.

La pietà cristiana, vera, la riserviamo a chi fugge da guerre vere. Da persecuzioni reali. Non a prostitute e spacciatori in attesa di riversarsi nelle strade italiane.