Profugo picchiato a Roma: identificato ‘aggressore’, è padre bimbo sequestrato da profughi

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E’ il convivente della donna sequestrata nel centro d’accoglienza del Tiburtino III, l’uomo che il 21 settembre scorso, dopo essere sceso da un’auto, ha colpito al volto un finto profugo eritreo 40 enne che vive nel centro a spese nostre. Vendetta.

Il fancazzista richiedente protezione internazionale in attesa di ricollocamento, è ospite del presidio umanitario di via del Frantoio dove la donna e il figlio vennero ‘trattenuti’ dai sedicenti profughi.

A chiudere il cerchio i carabinieri della Stazione Roma Santa Maria del Soccorso. A cui va il nostro ‘plauso’ per la solerte indagine.

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Si tratta di un 35enne romano, residente nella stessa borgata romana dove avvenne l’aggressione, compagno e convivente di Pamela P., sequestrata e poi indagata lei per avere ‘aggredito’ l’eritreo che prese a sassate alcuni bambini, tra i quali suo figlio.

L’aggressore, già riconosciuto in foto dalla cosiddetta vittima, è stato denunciato a piede libero per lesioni personali aggravate, con l’ulteriore demenziale circostanza aggravante della discriminazione razziale; proseguono intanto le indagini dei Carabinieri per risalire alle altre persone che lo accompagnavano.

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Come sottolinea la Croce Ro$$a di Roma, ringraziano le forze dell’ordine per la chiusura del caso: “Nei giorni scorsi l’ospite eritreo del Presidio Umanitario Tiburtino che ha subito l’aggressione è stato sottoposto ad un intervento chirurgico facciale, l’intervento è andato bene e attualmente il giovane continua ad essere sotto osservazione”. “Ringraziamo – scrive ancora la Croce Rossa di Roma – l’Arma dei Carabinieri per il contributo di chiarezza che sta emergendo in queste ore dalle prime indagini. Intanto la vita del Presidio Umanitario prosegue con quella tranquillità che auspichiamo coinvolga tutti”.

Tranne che per i cittadini del quartiere. Lo Stato è nostro nemico. Sfratta famiglie italiane per dare case agli immigrati e denuncia chi difende la propria famiglia.