Clandestini rifiutano giudici donna, in aula con la scorta

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L’immigrazione ha portato i diritti delle donne indietro di un paio di secoli. Non solo perché vengono stuprate non appena osano passeggiare senza la presenza di un maschio – come usa nei paesi musulmani -, ma anche perché non possono più lavorare senza la scorta. Visto che i migranti non le riconoscono come esseri umani, ma una via di mezzo tra uomo e animale. Del resto l’imam l’ha detto: hanno 1/4 di cervello.

Anzi, non due secoli, ma dove non erano mai stati, perché in Italia la femmina non è mai stata ritenuta un essere inferiore.

Dopo le guardie armate sui treni, ora anche gli genti in aula a tutela dei giudici di pace donna, troppo spesso minacciate durante i procedimenti in cui si decide l’espulsione dall’Italia di clandestini.

La decisione di proteggere le donne impegnate nella convalida degli ordini di allontanamento firmati dal questore arriva dopo la lettera di una giudice, indirizzata al presidente del tribunale Roberto Bichi, al giudice Fabio Roia, responsabile delle misure di prevenzione, e al vicecoordinatore dei giudici di pace, Claudio Bacherini. “Solo la scorsa settimana sono stata pesantemente minacciata da due uomini, un kosovaro e un tunisino – racconta la giudice – purtroppo non è infrequente che accadano episodi simili. Con i nordafricani succede addirittura che non vogliano una donna come interprete“.

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Beh, con un governo populista, metodo Duterte: basta un muro. Qualsiasi.

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Giovedì scorso in tribunale si è tenuto un vertice sul tema e si è deciso di rispondere con rigore alla segnalazione della giudice. “La maggioranza delle espulsioni convalidate dal giudice di pace riguarda uomini con una struttura criminale – dice Roia – . Stiamo lavorando con la questura per garantire la sicurezza di chi deve giudicare. Quando possibile, sarà garantita la presenza di agenti in udienza sia nei locali della questura, dove si svolgono le convalide per più di quattro soggetti, sia nelle stanze dei giudici”. Quanto al fatto che siano più spesso le donne a essere fatte oggetto di minacce e insulti, Roia parla di “mancanza di rispetto dovute a fattori subculturali, in nessun caso accettabili”. Fattori ‘subculturali’.

Un avvocato, attivo nell’assistenza legale agli stranieri per questioni legate all’immigrazione (che tradotto significa che vive alle spalle dei contribuenti tentando ogni giorno di evitare l’espulsione di questi delinquenti), spiega: “Effettivamente capita che gli uomini che provengono da certe realtà non accettino di buon grado di essere giudicati da donne. Paradossalmente capita che anche chi proviene da Paesi come l’Algeria, dove le donne sono maggioranza fra i magistrati, mal sopporti l’idea di essere giudicato da donne occidentali, non ritenendole all’altezza del compito”.

Il caso più noto è quello di Saidou Mamoud Diallo, 31enne cittadino della Guinea caricato su un volo diretto nel suo Paese lo scorso luglio, dopo avere accoltellato un poliziotto in stazione Centrale.

Bacherini spiega che non sono comunque solo le donne a subire minacce. “Anche io sono stato minacciato – dice -. Pur essendo precari, ci troviamo a occuparci di temi significativi. È evidente la sproporzione fra i rischi che ci assumiamo e lo status che ci è riconosciuto”.