Jamel, la città ribelle che odia la Merkel: gli immigrati non possono entrare

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Vogliono fare in Germania quello che gli Ebrei hanno fatto in Israele. Ripartire da entità etniche e sociali di base per ricostruire la nazione. I media di distrazione di massa li hanno già definiti ‘eco-nazisti’, perché tutti possono creare villaggi dove vivere tra loro, tranne i bianchi.

Sembra Israele al tempo dei kibbutz, Jamel, dove i bambini vengono alleavati senza la propaganda gender e multirazziale, col sogno di rendersi autonomi dallo Stato, di crescere figli alla Nazione, parola d’ordine ritorno alla terra, «protettori della zolla», esattamente il movimento che fu alla base della creazione di Israele.

Un laboratorio nato una quindicina d’anni fa nelle aree rurali, a Sud di Schwerin e cresciuto in fretta. Un villaggio purificato da ‘estranei’ sull’esempio dei coloni che espandono Israele in Cisgiordania. Con una differenza: Israele sostiene la propria gente, la Germania no.

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Un’idea di Sven Krueger, esponente degli Hammerkin, dissidente, quattro volte in carcere per psicoreato, che nella Germania moderna è perseguito sul modello misto Gestapo-Stasi. Ha cominciato a comprare fattorie intorno alla sua, a invitare altri tedeschi che condividevano la sua idea di nazionae a prendere quelle che si liberavano.

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Oggi Jamel è un sogno avverato. I coloni nazionalisti non riconoscono lo Stato federale di Angela Merkel, quello che ha fatto entrare milioni di afroislamici con la scusa della guerra, in realtà per uccidere la nazione e rifornire di braccia low-cost i soliti sfruttatori che rischiavano di dovere pagare il giusto i lavoratori locali e perdere così la sfida al ribasso con la Cina.

E Jamel non è l’unico caso. Nel Nord Est della Germania, in queste lande desolate e abbandonate dopo la caduta del Muro, i nazionalisti tentano di ricostruire la nazione perduta. E sono tanti. Migliaia secondo l’intelligence, che si occupa di loro e non degli afroislamici che stanno colonizzando le città tedesche, sparsi tra le aree rurali sparse tra la Pomerania e il Meclemburgo, piccoli villaggi trasformati in piccoli kibbutz.

Puntano su progetti lungo termine, sulla colonizzazione che si conta in generazioni. Krueger ha appena fatto domanda per costruire altre quattro case. Altre quattro famiglie nazionaliste. È il piano che avanza.

E magari, stasera, a urne chiuse, in Germania, gli abitanti di Jamel e delle lande desolate potrebbero scoprire di non essere gli unici a non riconoscere la Germania di Merkel. Con loro, forse, quasi il 15% dei tedeschi.