Sui treni comandano gli immigrati senza biglietto: schiaffi a capotreno donne

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La violenza sui treni italiani parla straniero. Come gli stupri. Lo dicono le statistiche presentate dai sindacati dei lavoratori delle Ferrovie: quasi un’aggressione e mezzo al giorno tra gennaio e il 20 agosto scorso, 303 episodi (265 sui treni, il resto a terra), 1.721 dal 2014 a oggi e in costante aumento. Nei 7 casi su 10 in cui il delinquente è stato individuato, il 49% dei responsabili era straniero, con una impressionante discrepanza rispetto a meno del 9% di stranieri residenti in Italia.

La situazione è drammatica soprattutto nei treni regionali, dove ci sono solo due ferrovieri: un controllore e il macchinista. E tanti, troppi africani che non solo rendono la pulizia dei convogli un optional, ma che esigono di viaggiare senza biglietto.

Il veloce 2129 Piacenza-Ancona è definito da chi ci lavora quotidianamente “il giro della morte”, perché a bordo “succede di tutto”. Ma non si salva il resto d’Italia.

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Branchi di immigrati senza biglietto prendono di mira i controllori a suon di insulti, sputi, minacce e tiro di lattine. Alle capotreno donna, però, va anche peggio, soprattutto quando devono controllare il biglietto ai viaggiatori che disprezzano il genere femminile: “Sui regionali è un continuo saliscendi di gente senza biglietto. Lo considerano normale. Di solito chi non paga si nasconde nell’ultimo vagone – spiega a Nicola Settimo, segretario nazionale Uil Trasporti -, perché abitualmente il capotreno cerca di stare il più possibile a contatto di voce con il macchinista”.

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“Ogni volta esci di casa ma non sai come torni. Per le colleghe è anche peggio. Una ha chiesto a un ragazzo di colore di togliere le scarpe dai sedili. Per lui quel rimprovero era inaccettabile perché arrivava da una donna. Chiamiamola questione culturale: l’ha presa a schiaffi”.

Negro. Chiamatelo negro.