Proseguono le indagini sulla brutale aggressione di Rimini. E ormai è ufficiale, gli stupratori sono immigrati maghrebini.
I sospeTti sono una quindicina: tutti nordafricani, in prevalenza tunisini e algerini. Gli uomini della Squadra Mobile sono arrivati incrociando testimonianze e immagini delle telecamere di videosorveglianza, una decina, che riprendono i quattro prima e dopo la violenza e lo stupro della coppia di amici polacchi.
Nei fotogrammi si vedono giovani di pelle olivastra, due con il cappuccio della felpa in testa e dunque meno riconoscibili. L’aspetto non è trasandato e il video più nitido inquadra delle persone in apparenza curate. Le immagini sono state catturate da una telecamera posizionata sulla strada percorsa a piedi dalla banda dopo l’aggressione al Bagno 130, teatro dello stupro della ventiseienne polacca, verso la Statale adriatica.
Non si comprende perché non diffondano l’identikit. Dire di averlo e non diffonderlo impedisce di avere i vantaggi e dà tutti gli svantaggi: i colpevoli sanno di essere stati ripresi ma nessuno può segnalarne la presenza.
Rimini, dove le ragazzine si vendono agli spacciatori africani per una dose
Grazie a due testimoni le cui deposizioni sono state messe in cima al fascicolo aperto dalla Procura di Rimini per violenza sessuale e rapina, gli inquirenti ritengono che non si tratti di sprovveduti, né di sbandati, ma di persone che comunque fanno uso di sostanze stupefacenti e per procurarsele le spacciano. Quella sera probabilmente avevano assunto una droga da sciogliere in acqua.
L’indagine tradizionale è stata implementata da quella tecnica e scientifica, della quale si stanno occupando anche gli esperti dello Sco, il Servizio centrale operativo della polizia, che stanno analizzando i flussi telefonici nella zona delle violenze, a quell’ora della notte.