Caso Rimini: perché non applicare il metodo Duterte agli spacciatori maghrebini?

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Il caso del barbaro stupro di Rimini accende i riflettori sul morbo dello spaccio nordafricano. Le nostre città sono sotto il costante assedio di giovani maschi nordafricani – ora ancora più aggressivi visto che sentono la concorrenza dei profughi – a caccia di clienti. Rimini, città turistica, è particolarmente colpita dal fenomeno in estate, ma non solo, nel disinteresse di una amministrazione che ha un assessore alla sicurezza (si fa per dire) anche lui immigrato. Come mettere Pacciani all’Infanzia.

Che la situazione fosse fuori controllo, lo dimostra la notizia di qualche tempo fa:

STUPRO RIMINI: CACCIA A 15 SPACCIATORI NORDAFRICANI

Un’oscenità del genere doveva dare vita ad una reazione rabbiosa. Ci fosse stato un sindaco decente. Invece no. Del resto il Comune di Rimini si vanta di accogliere fancazzisti africani, mentre:

Rimini, famiglia italiana dorme su panchina da 1 mese

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Ma quello che accade a Rimini, accade in ogni città d’Italia. Orde di maghrebini fanno quello che vogliono. Spacciano alla luce del sole. Occupano le stazioni come fossero le loro stazioni. Molestano le donne, come fossero le loro donne. E lo possono fare grazie ad una politica e ad un clima di buonismo che li rende liberi di delinquere.

Qualcuno pensa sia solo un problema dei drogati. E che ognuno è libero di autodistruggersi. Non lo è. Il degrado si diffonde. Lo spacciatore è anche lo stupratore. E il drogato può essere tuo fratello in un momento difficile, se trova lo spacciatore di quartiere in uno spaccio più capillare delle farmacie.

E qui viene il metodo Duterte. Il presidente delle Filippine, quando era sindaco, andava a caccia di spacciatori. Letteralmente: nel senso che sparava a vista. E da quando è presidente ha dato alla polizia militare licenza di uccidere. Risultato: migliaia di trafficanti uccisi e crollo del mercato della droga.

E allora non si vede perché non dare licenza ai militari di sventagliare di mitra i maghrebini accampati a spacciare lungo i viali, alle stazioni o sotto le finestre di cittadini disperati. Alla seconda sventagliata vedremmo colonne di spacciatori dirigersi verso i nostri confini.

Certo, il complesso dell’accoglienza leverebbe grida di dolore e disperazione, Pd e Vaticano andrebbero in crisi d’astinenza, ma questo renderebbe il tutto ancora più divertente.