Dentro il palazzo sgomberato: gli Eritrei se la spassavano alle nostre spalle – VIDEO

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C’è un rarissimo video – girato nel novembre scorso da Rete Zero, una tv privata di Rieti – che in pochi minuti fa capire come si svolgeva la vita all’interno del palazzo occupato di via Curtatone, a Roma.

Un vero e proprio palazzo residenziale. Nell’androne interno chi vi abitava lasciava in modo ordinato biciclette, passeggini e carrozzine. Poi lungo le scale si arrivava ai corridoi degli uffici che erano stati unificati e trasformati in veri e propri alloggi, con tutto l’arredamento che era necessario. L’unica cosa artigianale – mancando gli allacciamenti al gas – erano le cucine, con i forni alimentati da quelle bombole al Gpl che avevano tanto preoccupato i vigili del fuoco nell’unica parziale ispezione fatta.

In casa non mancava nulla: parte giorno e parte notte, letti e divani, tavoli, poltrone, tende per difendere la propria privacy, quadri e immagini religiose (crocifissi e madonnine, perché erano quasi tutti cristiani gli abitanti).

Poi frigoriferi, lavatrici, elettrodomestici vari (forni a micro onde, macchine per il caffè) e in non poche abitazioni anche televisori al plasma di grande dimensioni e decoder per ricevere la tv satellitare collegati alle parabole installate dagli stessi migranti abusivi sul tetto dell’edificio.

Entrando in quel palazzo occupato si ha dunque l’impressione di un certo benessere di chi vi abitava, e che gli eritrei fossero ben al di sopra della soglia di povertà si capisce bene anche dalle immagini scattate sia nel giorno degli scontri che ieri quando sono tornati lì vicino a spiegare la loro protesta alla stampa: molti hanno in mano smartphone di ultima generazione del valore di centinaia di euro.

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SIAMO ENTRATI NEL PALAZZO DELLA VERGOGNA (8 PIANI, 400 UFFICI TRASFORMATI IN ABITAZIONI), NEL CENTRO DI ROMA, IN PIAZZA INDIPENDENZA, OCCUPATO DA TRE ANNI DA UN NUMERO NON MEGLIO PRECISATO DI ETIOPI ED ERITREI (SI PARLA DI PIU' DI MILLE RIFUGIATI POLITICI). ABBIAMO PARLATO CON GLI OCCUPANTI, CHE CI HANNO MOSTRATO, CON SPIRITO DI ACCOGLIENZA, IL LORO PRECARIO CREATIVO MONDO, CON SERVIZI IGIENICI INADEGUATI IN COMUNE. NON CI INTERESSA LO SCOOP. CI INTERESSA LA SOLUZIONE.DA PARTE DI CHI? IN UNO STATO CIVILE ESISTONO LE AUTORITA` COMPETENTI O NO?Servizio di ReteZero WebTv a cura di Fulvio Iampieri e Sebastiano Biancheri

Posted by ReteZero WebTv on Thursday, November 24, 2016

Dentro il palazzo – secondo fonti ufficiali della comunità eritrea in Italia – accanto a una vita normale ce ne era una parallela, con cui ci si arrangiava e si otteneva qualche guadagno extra. La più banale veniva dalla sistemazione di alcune stanze con il minimo necessario che venivano affittate a 15 euro a notte agli eritrei di passaggio a Roma. Una sorta di bed and breakfast. Esisteva anche un altro tipo di commercio: quello delle abitazioni permanenti ricavate in quegli uffici. Se qualcuno di loro trovava regolare sistemazione in città, vendeva i diritti di abitazione in via Curtatone per cifre di una certa importanza, “anche 12mila euro”.

GLI IMMIGRATI GESTIVANO IL RACKET DELLE OCCUPAZIONI NEL PALAZZO DI ROMACome mai la sinistra non parla degli affitti ben pagati che gestivano stranieri in Italia da anni nell'ormai noto edificio di Via Curtatone? Come mai questa gente rifiuta, in gran parte, soluzioni alternative? SE ANCHE PER TE E' UNO SCANDALO CONDIVIDI E METTI MI PIACE

Posted by Silvia Sardone on Sunday, August 27, 2017

Le forze di polizia erano già intervenute all’interno in poche occasioni per stroncare altri tipi di commercio assai più irregolari: sette inquilini arrestati per traffico di clandestini, e altri identificati e fermati per traffico di stupefacenti.