«A prazo e a cena solo pasta o riso: nient’altro. Ci fa male la pancia. Non ne possiamo più». La protesta dei fancazzisti di Ponsacco, Cascina e di via Gentile da Fabriano a Pisa non può che essere coordinata da una mano comune: la rivolta esplode nella mattinata del 23 luglio in contemporanea fra i tre centri nonostante vi siano diversi chilometri di distanza l’uno dall’altro. L’indignazione degli africani si declina in urla e gesta dimostrative.
A Ponsacco la manifestazione si articola in tre fasi: prima bloccano la porta d’ingresso del Brichotel. Non entra nessuno: per qualche minuto l’area diventa una repubblica indipendente. Poi vengono occupate le cucine e in serata sciopero della fame. Che dura poco. Il tempo di arrivare alla cena.
Locali nel mirino anche a Cascina dove l’accesso ai fornelli è impedito da catene: «La qualità del cibo è scadente. Sciopero della fame» urlano.
La protesta di Pisa porta una delegazione di profughi insoddisfatti dal loro agente viaggi: si va in Prefettura: «Si mangia male», dicono al Prefetto.
A Ponsacco polizia, carabinieri e vigili urbani controllano e cercano la mediazione sotto il sole cocente. «Da quando siamo in Italia – un profugo usa l’applicazione sul suo smartphone per tradurre dal francese all’italiano il suo pensiero – non abbiamo mai visto un medico. Non abbiamo mai neppure fatto l’analisi del sangue». Però ha il cellulare di ultima generazione: mistero.
I gravi episodi verificatisi nelle strutture di accoglienza per migranti di Cascina e Ponsacco testimoniano la gravità e l’ingravescenza della situazione in cui versa il territorio della provincia pisana, così come, purtroppo, di buona parte del territorio nazionale, a fronte degli incessanti flussi migratori di popolazione africana, richiedente asilo.
I migranti protestano e pretendono una rete wi-fi, l’aria condizionata nei locali delle strutture, vestiti nuovi, un menù variegato con porzioni abbondanti, migliori condizioni igieniche nelle strutture che li ospitano, un medico, soldi, l’impiego in piccoli lavoretti o l’inserimento in associazioni di volontariato. Lo chiedono alla società “Oltreilmare s.r.l.”, costituita nel luglio del 2015, con sede a Donoratico (LI), che gestisce l’ex agriturismo “La Tinaia” a Cascina ed il BricHotel di Ponsacco, che svolge, tra le altre indicate nell’oggetto sociale, quella di servizi di assistenza, accoglienza, consulenza, tutela sociale, di orientamento, di aiuto ai profughi, alle vittime di calamità, immigrati, etc., compreso il loro alloggiamento temporaneo e stabile. Desta preoccupazione la circostanza che la rivolta dei migranti sia esplosa ieri mattina tra i tre centri di Pisa, Cascina e Ponsacco, nonostante la distanza chilometrica l’uno dall’altro. Ci si domanda, infatti, se e come possa essere possibile la gestione e il contenimento di circa 130 profughi solo tra Cascina e Ponsacco, nell’ipotesi in cui la protesta degeneri ulteriormente anche oltre i confini delle strutture che li ospitano e nei territori circostanti.