Pisa, esige di fare il bagno col ‘burqa’: mamme italiane la cacciano

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Ma leggiamo come la Nazione descrive con tono quasi poetico e lacrimevole che, non fosse per l’involontaria comicità, vorrebbe essere commovente:

Pontedera (Pisa), 23 luglio 2017 – È un afoso pomeriggio di luglio alla piscina comunale di Pontedera, l’unica àncora di salvezza per chi non ha il mare. Una giovane musulmana passeggia intorno alla vasca dei piccoli per controllare più da vicino il suo bambino mentre gioca con gli amichetti. Il sole batte forte sulla sua testa coperta dall’hijab (il velo islamico usato per celare capelli, fronte, orecchie e nuca, ndr) e la signora cede alla tentazione di rinfrescarsi. Si ferma e si siede sul bordo della piscina. Solleva leggermente l’abaya, il lungo camice nero ‘voluto’ dalla tradizione, e immerge i piedi nella vasca. L’acqua è fresca, la sensazione è bellissima. Ma il momento di pace è interrotto bruscamente da alcuni genitori (italiani) – rimbrottati poco prima dallo staff per i figli senza cuffia –, che sembrano sconvolti dalla visione di questa donna ‘in costume’ alternativo.

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Questi terribili genitori italiani che non mettono le cuffiette ai bambini ma esigono che una ‘giovane musulmana’ non si immerga in ‘costume alternativo’. E sudicio.

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“A noi fanno storie anche per una cuffia dandoci la lezioncina sull’igiene, invece a loro…”, sussurra qualcuno con piglio polemico, mentre qualcun altro fa notare l’anomalia al bagnino che spiega alla musulmana che lei effettivamente in acqua così non può stare. La giovane fatica a comprendere – conosce a stento la nostra lingua –, ma alla fine capisce e senza obiettare tira fuori i piedi dall’acqua e si ricompone.

All’ingresso della piscina il giorno dopo spunta un cartello: ‘Tutte le persone di ogni religione, cultura e scuola di pensiero sono le benvenute in questo impianto a condizione che vengano rispettate le norme igienico-sanitarie che prevedono tra le altre cose l’entrata in acqua con cuffia e costume’.

“Il nostro regolamento interno prevede da sempre l’uso di un abbigliamento da bagno che significa un capo adeguato, pulito e da sanificare comunque prima del tuffo con una doccia in loco – commenta il responsabile del centro, Daniele Biasci – Non esistono divieti per il burkini (il costume ultra coprente islamico, ndr) o per swimming dress che non coincidono necessariamente col consueto costume, ma ognuno deve garantire la propria pulizia personale. Già in passato, come in questa occasione, abbiamo fermato delle musulmane che credevano, per ‘ignoranza’, di poter fare il bagno in piscina con la tunica. Quando accadono fatti come questi dobbiamo lavorare sulla comunicazione”.

Il problema, reale, è che questa gente non doveva entrare. In Italia, altro che in piscina. Una volta che sei costretto a cacciarle vestite da una piscina, è già tardi.