RIVOLTA ANTI-PROFUGHI DILAGA IN TUTTA ITALIA: CITTADINI SULLE BARRICATE

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Sindaci e cittadini del Sud che si ribellano all’accoglienza di nuovi migranti “fanno bene”. Così ha risposto il segretario della Lega, Matteo Salvini, prima dell’apertura della conferenza programmatica di Piacenza. “Quando la Lega sarà al Governo difenderà i confini”, ha ribadito Salvini, che ha fra l’altro sottolineato che “c’è un allarme boom demografico in Africa, che se non viene affrontato verremo travolti”.

“Con gli altri sindaci dei Nebrodi che parteciperanno oggi alla riunione nell’aula consiliare di Castell’Umberto cercheremo di trovare soluzioni e proporre un documento unitario da presentare al Prefetto. I migranti devono essere spostati al più presto”. Lo dice il sindaco di Castell’Umberto Vincenzo Lionetto Civa che ieri insieme ai suoi cittadini ieri ha dato vita ad una protesta davanti all’albergo ‘Canguro’ di Sinagra dove si trovano 50 fancazzisti. Staccando la corrente ed erigendo barricate.

Se ne sbatte il capo di Gabinetto della Prefettura di Messina Caterina Minutoli: “Non sappiamo ancora se e quando – prosegue il burocrate a libro paga degli italiani – saranno spostati i migranti, al momento non vediamo l’esigenza di questa scelta. Ascolteremo cosa i sindaci avranno da comunicarci dopo la riunione”.

E la protesta dilaga in tutta Italia. Orma la situazione descrive una vera e propria rivolta all’invasione in corso programmata dal PD.

Da nord a sud è rivolta generale. Non solo Messina e Civitavecchia.

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Tiziana Magnacca, sindaco di San Salvo, Chieti, ha spiegato perché è contraria all’arrivo di 50 migranti parlando con i giornalisti davanti alla struttura che dovrà accoglierli, un ex albergo nella zona industriale non lontana dal mare. Con lei altri sindaci, imprenditori e commercianti.
“Siamo contro il governo che consente di ospitare persone che poi ciondolano intere giornate nelle nostre città”. Una protesta civile “contro un governo sordo alle richieste della comunità e cieco rispetto alla realtà. Cosa accade, troviamo loro il lavoro che non possiamo assicurare nemmeno ai concittadini? Il progetto ospitalità del governo è fuori da ogni controllo. Questa non è più un’emergenza, è diventato un fenomeno strutturale”

Lo hanno fatto in senso letterale gli abitanti di Castell’Umberto, provincia di Messina. Bloccando la strada per l’ex hotel Il Canguro dove la prefettura, stando a quanto dichiarato dal sindaco, Vincenzo Lionetto Civa, avrebbe trasferito trenta minori immigrati. Il primo cittadino ha lanciato l’«allarme» via Facebook, denunciando «l’atto unilaterale» e «senza preavviso» col quale il prefetto, Francesca Ferrandino, lo aveva informato degli ospiti in arrivo. «Non ritengo questo – ha scritto Civa – un atto di coinvolgimento istituzionale corretto per gli ovvi motivi di ricaduta sulla nostra comunità (…) mi sto recando immediatamente sul luogo dove indossando la fascia tricolore, bloccherò l’ingresso della struttura alberghiera con la mia auto e li rimarrò». Tra l’altro, prosegue il sindaco, l’hotel sarebbe inagibile oltre che moroso da cinque anni col Comune per i consumi idrici.

Molti cittadini del Paese si sono mobilitati, bloccando le vie di accesso all’albergo e impedendo che vi venisse portato un gruppo elettrogeno. Ma gli ospiti erano già dentro. La prefettura intanto rilancia, nega che l’accoglienza riguardi minori ma «solo adulti», spiega che l’hotel si trova nel territorio di un comune diverso (Sinagra) e sostiene che la struttura sarebbe stata controllata (come pure la coop che dovrebbe gestire il centro) e risulterebbe in ottime condizioni (ma l’ultimo certificato di agibilità è del 2006). In realtà gli ospiti sarebbero una cinquantina, già dentro l’hotel – circondato dai residenti e quindi isolati – dopo il trasferimento avvenuto in due fasi.

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A Civitavecchia invece – dove prefettura e Viminale vorrebbero realizzare un hotspot su una delle banchine del porto, la 28 – siamo ancora alle schermaglie. Anche qui, nel pomeriggio di venerdì, è stato il sindaco, il pentastellato Antonio Cozzolino, a dire forte e chiaro il suo «no» all’ipotesi. Spiegando che «Civitavecchia non è nelle condizioni di diventare un hotspot per l’accoglienza dei migranti», e invitando il ministro dell’Interno Minniti «a rivedere la sua decisione che non tiene affatto conto del contesto territoriale». Dalla prefettura è arrivata una smentita un po’ ambigua, nella quale si precisa che «allo stato» non sono attesi sbarchi di migranti nel porto laziale, ma che la realizzazione della struttura sulla banchina servirebbe a essere pronti «nell’eventualità che tale circostanza si verifichi». Intanto, a essere contrari, oltre al sindaco e a buona parte delle forze politiche di opposizione, sono anche molti civitavecchiesi. Pronti alle barricate al porto, e a dichiarare in tv e sui giornali «guerra» all’hotspot che rischia di colpire, duramente, il turismo: «Queste decisioni calate dall’alto non vanno bene – spiega un cittadino a SkyTg24 – e non va bene portare migliaia di migranti nel momento di massimo afflusso di crocieristi e di turisti».

Ovviamente, le proteste ‘civili’ servono a nulla e piacciono al governo. Serve altro per bloccare l’invasione in atto. Ripetiamo: questo non è un governo normale, è un’associazione a delinquere.