E siamo a 191 espulsi dal primo gennaio ad oggi. È la nostra carta vincente, per il momento, contro il terrorismo islamico. Che non esclude, naturalmente, nessuna ipotesi ma che abbassa la soglia di rischio. Stamani a Foggia un imam ceceno è stato arrestato.
Un terrorista che ha combattuto in Cecenia e in Siria e che si era trasferito in Italia da dove faceva la spola con il Belgio. Addirittura sarebbe stato uno dei soldati che all’inizio del dicembre del 2014 partecipò all’assalto della casa della stampa a Grozny. Secondo la nostra intelligence, Bombatiev faceva parte del gruppo terroristico jihadista “Emirato del Caucaso”, legato ad Al Qaeda. Insieme a lui, sono stati fermati e già espulsi una donna russa e due fratelli albanesi.
Dunque, finora sono stati rimpatriati quasi duecento estremisti, radicalizzati, foreign fighters tenuti sotto osservazione dal nostro Antiterrorismo, dalla nostra intelligence. E poi sostenitori sul web alle ragioni ideologiche e alla causa dell’autoproclamato stato islamico. Li seguiamo e quando avvertiamo che il processo di radicalizzazione è compiuto li cacciamo perché rappresentano un pericolo per la sicurezza nazionale.
Espulsione, come soluzione per impedire che possano portare a termine un attacco terroristico. La valutazione tra prova processuale e indizi sull’esistenza di soggetti a rischio ci porta alla loro espulsione, anche sulla base dell’esperienza di questi mesi.
Un aspetto che i nostri investigatori e 007 coltivano molto sono le moschee e i centri culturali. Ritenendo che la radicalizzazione passi anche attraverso gli imam. E infatti ben 14 imam sono stati espulsi e anche due responsabili di centri culturali.
Colpisce che dopo una iniziale «infornata» di radicalizzati espulsi nel 2015, quasi cento, nel 2016 sono stati 55 gli espulsi ma in questi primi sei mesi del 2017 sono già arrivati a 70.
La nazionalità con un più alto numero di espulsi è il Marocco, segue la Tunisia. Dei 192 espulsi per motivi di sicurezza nazionale ci sono anche i pachistani e la filiera slava (Macedonia, Kosovo e Albania). E poi Algeria, Egitto, Iran, Siria, India e Afghanistan.
E’ solo grazie a queste espulsioni e alla relativamente bassa (rispetto a Francia e GB) presenza di immigrati di seconda e terza generazione che l’Italia, per ora, non è stata colpita. Ma allora vi starete chiedendo perché Francia e GB non facciano lo stesso: non possono farlo, sono ormai loro cittadini per Ius Soli.
Sì, perché con la legge in discussione al Senato, il 99% di queste espulsioni non sarebbero potute avvenire.