Nella società attuale, pensare e scrivere è ormai un reato. Quasi l’unico ‘reato’ che viene perseguito. Così ormai li vocabolario pullula di neologismi demenziali come ‘xenofobia’ e ‘omofobia’ per poi scadere nel delirante ‘afrofobia’. Come se la paura non non fosse sinonimo di intelligenza, ma un crimine. Accade così che Abraham Ukbagabir, il richiedente asilo eritreo che nel 2015 sgozzo madre e figlia in un negozio Ikea, chieda i danni a chi ha parlato male di lui su Facebook: razzismo.
Ukbagabir ha chiesto alcune migliaia di euro di risarcimento ad un cittadino svedese che lo avrebbe descritto in modo negativo per la sua razza e lo si sarebbe augurato di vederlo morto. Sentimento al quale, con sincerità, ci uniamo.