SAN DONA’ – Giovedì sera lo schianto, la fuga, l’arresto. Ieri lo sgomento e il dolore. Ma oggi è il giorno della rabbia. Esplosa nella pancia della gente per la morte totalmente insensata dell’operaio Giuliano Babbo. E quasi virulenta sui social dove, nei confronti di Kaitaz Kukiqi, 21 anni, ed Edmon Balaj, 26, i due kosovari che hanno travolto e ucciso l’incolpevole operaio di 53 anni, sacrificato sull’altare di una folle competizione in auto, sono fioccate minacce, anche di morte. Giusto così.
I due rischiano poco, nell’ipotesi massima, 20 anni di reclusione, soprattutto per Kukiqi, autore materiale dell’investimento. Pochi. Troppo pochi per chi, invece, dovrebbe essere impiccato. Per chi, come milioni di altri come loro, non doveva essere qui.
Senza patente, su auto potenti. Magari comprate con i soldi dello spaccio. E un operaio italiano che muore. Vengono a fare i lavori che noi non vogliamo più fare e a pagarci le pensioni, dicono i Saviano. Vengono ad ucciderci e sostituirci, dice la cronaca quotidiana.
Facebook aveva annunciato, su richiesta del PD, una stretta contro satira e media indipendenti in vista elezioni. Nelle ultime ore diversi account a noi riconducibili sono stati disattivati e le pagine contro l'islamizzazione scomparse, come accaduto settimana scorsa a SCL.
— Vox (@VoxNewsInfo) 2 febbraio 2018