Milano 2017, la marcia dei Pirla con la scorta

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SINDROME DI STOCCOLMA – Se ieri, nel tardo pomeriggio milanese, una voragine si fosse aperta lungo il percorso di un certo corteo, il Paese ne avrebbe guadagnato in quoziente intellettivo medio. Quei volti. Quelle facce da cui colava perversione, mentre sfilavano mano nella mano coi carnefici del proprio popolo, sono il lato b dell’Italia. Vuoti a perdere e da non ritrovare.

Siamo centomila! Ha millantato il povero assessore Majorino, contando sul fatto che, caso unico, la questura nominata dal governo ha avuto pietà di loro e non ha voluto diffondere numeri ufficiali.

Dare numeri, del resto, è quello che riesce meglio ai cazzari di PD e frattaglie.

Erano poche migliaia gli italiani, ma anche uno sarebbe stato troppo. In una società sana, chi manifesta per la dissoluzione della propria identità verrebbe perseguito. Invece, in una sorta di perversione collettiva, l’Europa di oggi persegue per legge i patrioti, quelli che resistono. I giusti.

Il motivo è ovvio: i pervertiti sono al potere. E ci sono non perché sono maggioranza, ma per l’ignavia della maggioranza. Addormentata tra reality show e impegnata, a differenza delle minoranze iper-attive mantenute dai soldi pubblici, a guadagnarsi il pane. Anche per questo lo Stato deve essere ridotto al minimo: è divenuto un enorme complesso che affama il popolo, un’idrovora che raccoglie tasse per poi distribuirle alle varie associazioni parassitarie che uccidono il futuro del popolo. Stiamo pagando chi ci odia. Chi odia la nostra civiltà.

Chi odia gli altri è cattivo. Ma chi odia se stesso e la propria gente, è un malato mentale. In natura, perversione è tutto ciò che mina la sopravvivenza del gruppo. Un partito come il PD e la gente che ha marciato a Milano ieri, sono una bizzarria evolutiva: non dovrebbero esistere. Proprio come non dovrebbe esistere per natura l’autolesionismo: tutto ciò che esiste tende a volere sopravvivere, a conservarsi e moltiplicarsi verso il futuro. E’ una legge di natura. Non tende a volersi annientare in nome dell’altro. Un organismo di questo tipo non esiste in natura, semplicemente perché l’evoluzione lo avrebbe ‘ucciso’ fin da subito.

Ma evidentemente decenni di benessere hanno lavorato in senso anti-evolutivo, selezionando una quantità insolitamente alta di pervertiti naturali nelle società occidentali. Ne è nato un masochismo etnico che permette a qualche migliaio di persone di manifestare a favore dell’invasione del proprio Paese, celebrando l’accoglienza in una città dove il giorno prima un accolto ha fatto quasi una strage. In tempi meno compromessi, li avrebbero portati in manicomio, e forse proprio per questo i loro referenti politici li hanno chiusi: nel proprio inconscio sanno, di appartenere a quei luoghi. Che quindi rimuovono.

Chi ha marciato a Milano e non era drogato, iscritto a qualche Ong o alla ‘ndrangheta e, ovviamente, non era straniero, è affetto da quello che gli scienziati definiscono ‘altruismo patologico’, che è poi l’incapacità da parte di alcuni individui e intere società di comprendere e prevenire i pericoli.

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Discernere la differenza tra i membri del gruppo, dei quali possiamo avere fiducia, e semplici estranei, è tratto fondamentale dell’evoluzione umana. Agli albori dell’homo sapiens è stata decisiva la capacità di riconoscere i “nostri” rispetto ai “loro”.
Legata a questa capacità è l’attivazione di alcune aree del cervello. Un recente studio sugli anziani ha dimostrato come, con l’età, diminuisca l’attività dell’insula anteriore, rendendo quindi le persone meno consapevoli del pericolo che un altro può rappresentare: per questo sono più ‘sensibili’ alle truffe, tendono a ‘fidarsi’ degli estranei.

E’ interessante notare che questa caratteristica è condivisa, in modo amplificato, da persone affette da una particolare sindrome, quella di Williams. Uno studio ha infatti dimostrato che gli affetti da questa malattia genetica hanno lo stesso “settore” del cervello – l’insula anteriore – poco sviluppato:

Individuals with Williams syndrome have differences in brain structure, connectivity and function compared with controls, the study found. Specifically, the researchers found that the gray matter of the dorsal anterior insula, a region associated with integrating emotions and cognition, is smaller in people with the disorder.

Questi individui sono incapaci di riconoscere le cattive intenzioni nei rapporti con gli altri. La sconsiderata fiducia “nell’altro” è in sostenza un autolesionismo indiretto. Questo, rende loro impossibile vivere nella società in modo indipendente.
Nell’immagine la descrizione e le caratteristiche facciali – perché la nostra identità mentale si rispecchia in quella esteriore – di un individuo affetto da Sindrome di Williams e di fianco uno xenofilo. Uno di quelli che a Milano c’era, o ci sarebbe stato.

Ovviamente le somiglianze possono essere del tutto casuali. E non vogliamo certamente asserire che questa persona sia affetta dalla sindrome in questione – anche se, trattandosi di una malattia, abbiamo tutto il rispetto per chi ne è affetto – vogliamo invece supporre che tra patologia vera e propria e normalità, vi sia una gradazione. E sarebbe interessante studiare l’insula anteriore di chi dimostra di non “discernere i pericoli nei quali incorre la nostra società”, per capire se queste persone siano, in qualche modo, deficitari in quel settore del cervello. Non tanto da essere “malati”, ma abbastanza da averne in comune alcuni tratti estetici, sintomi e comportamenti.

Ad esempio potrebbero sussistere dei fattori ambientali che causano uno sviluppo anormale dell’insula, magari legati ad alcune sostanze disperse nell’ambiente solo in epoca moderna come i pesticidi. Questo darebbe una spiegazione scientifica all’odio di sé e alla perdita di amor proprio di cui è pervasa la società moderna. Spiegherebbe perché vi è, in alcuni di noi, una totale e mal riposta fiducia in chiunque bussi alle nostre porte. Spiegherebbe perché le nazioni non reagiscono come dovrebbero alla minaccia dell’immigrazione, e perché, alcune, reagiscano meno di altre. In fondo, i popoli altro non sono che tanti individui, e degli individui hanno i comportamenti. E le patologie.

Un’altra spiegazione potrebbe risiedere nell’uso di droghe, è stata ultimamente dimostrata la correlazione tra consumo di marijuana e schizofrenia, potrebbe esserci una relazione anche con l’inibizione del funzionamento dell’insula anteriore o di altre zone del cervello addette al discernimento dei pericoli.

Qualunque ne sia la causa, il risultato essenziale di queste ricerche è che vi è una causa biologica di un comportamento, e che questo è naturalmente errato e pericoloso. Ma questo comportamento e questa causa potrebbero essere solo gli “estremi” di tutta una gradazione di comportamenti imprudenti e di cause biologiche. Gli antirazzisti e gli xenofili potrebbero trovarsi in una zona ‘grigia’ tra i normali e gli affetti dalla sindrome dell’altruismo patologico. Alcune aree del loro cervello potrebbero – per fattori genetici, ambientali o per l’uso di sostanze – non essere normalmente sviluppate.

Questo li rende “inadatti” a ricoprire ruoli pubblici e strategici. Come poter affidare il futuro della nostra società nelle mani di chi non è capace di discernere i pericoli? Di chi non ha la capacità di capire chi ha “cattive intenzioni”? Di chi, ieri, ha marciato a Milano?

Perché non è naturale, sacrificare se stessi e il benessere – o addirittura l’esistenza – della propria progenie, in nome dell’ultimo arrivato. E qui si potrebbe anche entrare in una critica filosofica di una corrente del cristianesimo che è ‘mortificazione della carne’ e quindi negazione dell’idea stessa di ‘vita’: un desiderio inconscio e masochista di annullamento attraverso il sacrificio di sé e l’esaltazione dell’altro. Una visione incarnatasi anche nel suo corrispettivo politico: il terzomondismo, oggi unico riferimento ideale di una ex sinistra disincarnata. Un suicidio individuale e collettivo che non dobbiamo seguire.

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