Rom dovranno risarcire Comune per roghi rifiuti

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Due zingari di 48 anni e uno appena maggiorenne sono stati condannati a otto mesi di reclusione e a risarcire con 300 mila euro il comune di Milano per contravvenzioni ambientali di discarica abusiva, scarichi di acque reflue senza autorizzazione e deturpazione di bellezze naturali.

I roghi di rifiuti, il loro accatastamento in discariche di fatto, lo smaltimento abusivo in un laghetto, tutto nei «due campi rom non autorizzati sull’area di via San Dionigi 107/109» (inserita nel Parco agricolo Sud Milano ex Parco delle Rose) dal 2008 fino allo sgombero l’1 agosto 2014. Per queste condotte, «tali da arrecare un assiduo pregiudizio agli abitanti dei quartieri limitrofi al campo nomadi in cui dimoravano gli imputati», i giudici Oscar Magi, Giulia Turri e (relatrice) Caterina Ambrosino hanno infatti ritenuto due 48enni «capifamiglia» dell’insediamento abusivo (uno di origine romena e l’altro bosniaca), e un appena maggiorenne di origine romena, responsabili delle contravvenzioni ambientali di discarica abusiva, scarichi di acque reflue senza autorizzazione, e deturpazione di bellezze naturali.

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Ma l’aspetto particolare della sentenza, all’esito del dibattimento istruito dal pm Maria Letizia Mannella con la polizia locale, sta non tanto nella pena di 8 mesi, quanto nella condanna degli imputati a risarcire i danni al Comune di Milano e la Città Metropolitana costituitisi parti civili. Nel caso di Palazzo Marino, scrive il Tribunale, «la pluriennale accumulazione di rifiuti di diversa natura sia sull’area sia nella fonte sorgiva rende necessarie corpose ed economicamente rilevanti attività di rimozione» dei materiali «prodromiche alla bonifica e al ripristino dell’area». E se per questi costi allo stato non quantificabili il Tribunale rinvia a una separata causa civile, già ora invece riconosce al Comune una provvisionale di 294.000 euro, pari cioè alla somma che il Comune ha già speso per rimuovere e smaltire i rifiuti speciali pericolosi e i rifiuti ferrosi. Alla Città Metropolitana, invece, i giudici riconoscono il danno non patrimoniale: non quello ambientale (per il quale l’unico legittimato è lo Stato centrale), ma quello consistente nella lesione dell’immagine dell’ente territoriale competente sulla gestione dei rifiuti nell’area del Parco agricolo Sud Milano.

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«Il primo campo abusivo — ha testimoniato in aula la polizia locale — era completamente chiuso e per entrare bisognava chiedere l’accesso a loro, nel secondo venivamo ostacolati e noi stessi non potevamo entrare». Mobili, batterie, pneumatici, pezzi di catrame, macerie edili, fusti di oli esausti, plastica, residui di bancali, elettrodomestici: «Vari rifiuti galleggiavano su quest’acqua che è una sorgiva», mentre in altra parte del terreno «una volta raggiunto un quantitativo enorme di questi rifiuti veniva appiccato il fuoco. E quel fuoco provocava esalazioni che raggiungevano i quartieri Milano, Omero e anche Santa Giulia. Noi intervenivamo con i vigili del fuoco, si spegneva questo incendio, e dopo quindici giorni i residenti chiamavano le pattuglie» per nuovi «falò e fumi prodotti dalla combustione».