Scandalo Migrantopoli: “Centinaia di migliaia di euro al parroco per l’assistenza spirituale”

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“Nel centro c’era mangiare che non bastava mai”. Il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, mette a nudo il business dell’accoglienza. Un business fatto sulla pelle degli italiani, non certo su quella dei fancazzisti che pagano migliaia di euro per venire a farsi mantenere. “Abbiamo filmato anche la qualità del cibo – spiega – noi di solito quel cibo lo diamo ai maiali. C’erano delle società create appositamente per rifornire i pasti e con questi soldi hanno comprato cinema, teatri, decine di appartamenti, macchine e barche di lusso, terreni”.

Gli introiti erano tali da indurre il clan in guerra a firmare una “pax” con gli avversari dopo anni di conflitto armato, con l’obiettivo di spartire il denaro, che lasciava al potente casato mafioso libertà d’azione anche sui settori più tradizionali d’interesse, come la gestione delle estorsioni su tutta la fascia ionica crotonese e catanzarese, e in quello più innovativo delle scommesse on line. “Dove ci sono potere o denaro c’è la ‘ndrangheta che sfrutta anche i bisogni dei disperati”. Illustrando gli esiti dell’operazione “Jonny”, che ha permesso di smantellare l’organizzazione criminale degli Arena, Gratteri ha svelato tutti gli interessi della cosca sula gestione del Cara “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto.

“Il controllo sul centro – ha spiegato – andava avanti almeno dal 2009, lucrando anche sui pasti”. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, i pasti destinati ai rifugiati venivano ordinati e pagati, ma molte volte sarebbero stati consegnati in numero inferiore e, nonostante molti migranti non fossero presenti nel centro durante la giornata, la fornitura non era sufficiente per tutti. “Il prete, il governatore e gli Arena – ha dichiarato ancora Gratteri – si ingrassano sulla pelle di questi poveracci e comprano teatri, ville e quant’altro“. E’ fissato con i ‘poveracci’ e i ‘disperati’ il procuratore, ma chi paga siamo noi, nessuno ha chiesto ai sedicenti poveracci di venire a farsi mantenere qui, dalla Nigeria e dal Senegal.

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L’operazione “Jonny” ha portato inquietanti particolari sul parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio. “Abbiamo documentato centinaia di migliaia di euro per il prete, che aveva un ruolo importante”, spiega Gratteri. Aveva, per esempio, a disposizione fondi per i giornali. “Siccome sostenevano che i giornali si potevano reperire come fossero il pane e la frutta – continua il procuratore di Catanzaro – i soldi si davano al prete per una sorta di assistenza sociale”.

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Poi il procuratore ci tiene a fare un ridicolo distinguo: “Quella dei preti conniventi è una situazione a macchia di leopardo. In Calabria è cambiato molto dopo la venuta di papa Francesco la Chiesa è cambiata in meglio, anche se ci sono delle connivenze a macchia di leopardo. Negli ultimi documenti scritti, c’è stata una condanna dura dei vescovi calabresi”. La connivenza è anche morale, lo dimostrano queste parole di un bizzarro tentativo di scagionare il livello più alto della cosca dell’accoglienza.