Yuri Guayana, il gay in cerca di pubblicità imbarcato su un aereo per l’Italia

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AGGIORNAMENTO: Yuri Guayana, dopo una gitarella all’ufficio di polizia è stato imbarcato sul primo volto per l’Italia. Dove l’attendono interviste e ospitate tv

Era il due maggio quando, sul suo profilo twitter, l’appariscene e finto italiano Yuri Guayana pubblicava sul suo profilo Twitter un video con le pseudo testimonianze dei “sopravvissuti alle torture in Cecenia”, un servizio realizzato da France 24 sul tema dei “lager” per omosessuali denunciati dalle pagine della Novaya Gazeta:

Cecenia e la storia dei lager islamici per omosessuali

Arriva oggi la notizia che Guayana, che è segretario nazionale dell’appariscente Associazione nazionale Certi diritti, è stato fermato a Mosca, dove si trovava in gita per consegnare una petizione per chiedere “giustizia e verità sulle persecuzioni di gay in Cecenia”. Un fermo su cui sta già lavorando la Farnesina, che ha spiegato di sapere “che Yuri sta bene” e di conoscere “le coordinate della caserma dove è trattenuto”.

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Guayana è stato bloccato mentre si recava in procura con i militanti dell’associazione Lgbt All Out. “Il nostro consolato – ha chiarito su Twitter il sottosegretario Benedetto della Vedova – si sta recando ad assisterlo”.

“I cittadini russi meritano di vivere in libertà e in uno stato di diritto – aveva avuto modo di commentare Guayana prima dell’arresto -. La Russia deve rispettare i trattati internazionali che ha sottoscritto. Nessuno deve sacrificare la propria libertà e la propria vita solo a causa di quello che si è e di chi si ama, nè in Cecenia nè da nessun’altra parte”.

Ai microfoni di Radio Radicale la testimonianza dell’attivista: “Sono al centro di Mosca. Dentro una camionetta. Una cosa banale per noi italiani, come andare a consegnare delle firme qui è impossibile perché si parla di omosessuali. La richiesta di due milioni di persone di fermare gli arresti e gli assassini di persone omosessuali in Cecenia. Avevamo varie scatole con le firme e dopo due passi che abbiamo fatto in direzione la polizia ci ha seguito e non siamo riusciti a consegnarle. Siamo cinque persone dentro la cella della camionetta. Sto aspettando l’avvocato. Non so i motivi per cui mi hanno arrestato abbiamo preso tutte le accortezze per non infrangere le legge della propaganda. Non abbiamo nominato la parola omosessuale. Non abbiamo sfoggiato nessuna bandiera arcobaleno”.

Sono in cerca di attenzione. Ora che si possono sposare, e non serve più battere le piazze in cerca di telecamere, passano ad altre spericolate iniziative. Perché non consegnava la petizione a Grozny, o meglio ancora, perché non va a farlo in Arabia Saudita, dove le torture sono documentate e non di terza mano. Ormai la Farnesina è diventata l’agenzia viaggi di italiani e più o meno tali in cerca di pubblicità. C’è chi va a farsi arrestare in Turchia e chi portare in un ufficio a Mosca.

Farsi identificare in Russia è diventato di moda per gli appariscenti. Tanto non si rischia nulla e ti fa finire sulle prime pagine dei giornali come novelle eroine della causa.