«MAMMA, ESCO UN ATTIMO», NON TORNERÀ PIÙ: OGGI, 4 ANNI FA, LA STRAGE DI KABOBO

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Aveva detto alla madre: «Scendo al bar che ha appena aperto perché non riesco a dormire». Non tornerà più a casa. Aveva 40 anni Alessandro Carole, uno dei tanti disoccupati dell’Italia di oggi, così matrigna con i suoi figli e così accogliente con i figli degli altri. Abitava con la madre anziana e vedova. Uscito di casa trovò Mada Kabobo, ghanese di 31 anni, richiedente asilo e con precedenti penali lunghi un chilometro, raccattato in Libia da qualche Ong. La sua vita finì lì, sull’asfalto bagnato del suo sangue. Sangue di Italiano. Il protetto di Boldrini lo colpì alla testa con il suo piccone, più di una volta, per infierire quando lo vide svenuto al suolo. «Un ragazzo tranquillo, silenzioso. Non aveva mai fatto del male al nessuno, era l’esatto contrario di un attaccabrighe». Poi Alessandro ha incontrato il “migrante”.

Prima di lui, il “migrante” aveva già preso a picconate tre persone in altrettanti punti del quartiere Niguarda, zona nord di Milano. Ma il ghanese cercò altri italiani da ammazzare. Così, in via Monterotondo trovò Daniele, un ragazzo di 21 anni, appena rientrato in casa dopo una notte di lavoro in giro per rifornire edicole, che alla vista del piccone insanguinato tentò di fuggire, inutilmente: il profugo lo colpì alla testa, più di una volta. Con sempre più accanimento, fino a fargli perdere materia cerebrale.

Morirono in tre, Daniele Carella, di 21 anni, Ermanno Masini, di 64, e Alessandro. Morirono di integrazione.

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