Sisma, Governo non paga il conto: chiude ristorante che ha sfamato soccorritori

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OVVIAMENTE PAGA LE COOP CHE SOLLAZZANO I FANCAZZISTI SBARCATI DALLE ONG, 35 A TESTA, A BOTTA

Silvia Fronzi di Pieve Torina, uno dei borghi colpiti dal sisma del 30 ottobre scorso, non si era mai fermata. Il suo ristorante, il Vecchio Mulino – gestito da 26 anni con la mamma e la sorella – è sempre rimasto aperto, anche quando tutto sembrava perso e aprire pareva una follia. “Sono stata fortunata, la casa era agibile, anche il ristorante. Abbiamo scelto di tenere aperto e continuare a lavorare. Se non l’avessimo fatto dove avrebbero mangiato i soccorritori?” ammette orgogliosa.

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Ogni giorno per settimane percorreva 200 chilometri in auto per rispettare quella convenzione con il Centro Operativo Avanzato di Macerata da cui dipendono funzionari e operatori addetti al soccorso. “Dovevamo servire 200 pasti al giorno e non siamo mai venuti meno al nostro impegno, nemmeno durante le feste”.

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Ma poi: “Da dicembre non riceviamo nulla. Siamo arrivati a circa 150 mila euro di credito con lo Stato. Abbiamo retto finora grazie ai un mutuo che devo restituire alla banca e alla buona volontà dei fornitori ma tra qualche giorno inizieranno a non portarmi più la merce, dovrò chiudere”. Silvia ci tiene a sottolineare sulle pagine del quotidiano torinese che il problema non sono i vigili del fuoco o gli altri operatori che mangiano nel suo ristorante, bensì “lo Stato, che considera normale non pagare e mettere in difficoltà chi lavora con onestà malgrado le condizioni proibitive”.