L’invasione delle patate egiziane spacciate per italiane

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Dopo i pomodori marocchini e le arance tunisine, arriva la patata egiziana. A lanciare l’allarme è Coldiretti.
Secondo il presidente Gianni Cantele, le patate provenienti dall’Africa rimangono sul mercato italiano con un valore fino 0.95 euro al chilo; mentre in precedenza, le patate egiziane venivano portate in Italia solo per essere stoccate e smistate verso altri paesi europei ora “sostano” ricorda il presidente di Coldiretti, in particolare, “al centro agroalimentare di Torino, punto nevralgico dal quale si sviluppa la commercializzazione sul mercato italiano”.

Il rischio per Cantele è che il prodotto egiziano “venduto alla rinfusa in sacchi, possa arrivare in Puglia (regione italiana specializzata nella produzione del tubero), facendo crollare il prezzo del prodotto locale, spacciando le patate egiziane per made in Italy”.

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Per Coldiretti è necessario, così, intensificare i controlli nella fase produttiva proprio in Puglia. Anzitutto per tutelare i consumatori. Infatti le patate provenienti dall’estero sono sottoposte a trattamenti con agrofarmaci vietati in Italia, perché dannosi per la salute. Inoltre, sempre secondo Coldiretti, le patate importate dall’Egitto possono essere infette da un batterio nocivo (il Ralstonia solanacearum) che potrebbe, a sua volta, contaminare e danneggiare le produzioni locali con effetti disastrosi.

“In Puglia va incentivato il consumo di prodotto locale, a partire dalla punta di diamante rappresentata dalla patata Sieglinde di Galatina, finendo alle produzioni di qualità raccolte a Bari, BAT e Foggia – aggiunge il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – garantendo ai consumatori un prodotto di sicura provenienza, certificato e di elevata qualità e ai produttori un adeguato ritorno economico”. I numeri parlano chiaro: sonoi 2,2 milioni le tonnellate di patate vendute per un consumo medio annuo in Italia di 39 chili pro capite.

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Di quei 2,2 milioni di tonnellate, 630mila quintali sono prodotti solo in Puglia. Tanto che nel 2015 il tubero proveniente da Galatina (comune in provincia di Lecce, ndr) ha ottenuto la denominazione di origine protetta. Insomma occorre agire in fretta e tutelare la patata italiana da una concorrenza che si presenta subdola e feroce.