Emergenza razzismo a Cagliari: tifosi fischiano Muntari

Vox
Condividi!

Emergenza razzismo al Sant’Elia. Durante la partita tra Cagliari e Pescara, al 44′ del secondo tempo, il povero Sulley Muntari si lamenta a più riprese con l’arbitro Minelli e con i suoi assistenti per dei presunti cori razzisti provenienti dalla curva dei tifosi di casa. Nazisti sardi. Il fischietto di Varese, anche lui nazista, lo ammonisce. A quel punto l’ex Milan e Inter, nei minuti di recupero, abbandona volontariamente il campo sbraitando contro arbitro e quarto uomo e lasciando i suoi dieci. Anche loro nazisti.

Vox

A fine gara è lo stesso povero Muntari a raccontare quanto avvenuto ai microfoni di Premium Sport: “Avete visto tutti quello che è successo. I tifosi facevano i cori durante il primo tempo. C’era un bambino piccolo che li faceva con i genitori vicino. Allora sono andato lì e gli ho detto di non farlo. Gli ho dato la maglia, per insegnare che non si fanno queste cose. Serve dare esempio per farli crescere bene. Poi nel secondo tempo è successo con la loro curva e ho parlato con l’arbitro. E lì mi ha fatto incazzare. Mi ha detto che non dovevo parlare con il pubblico. Gli ho chiesto ‘ma tu non hai sentito?’ Ho insistito dicendogli che doveva avere il coraggio di fermare la partita. L’arbitro non serve solo a stare in campo e fischiare, deve fare tutto. Anche sentire queste cose ed essere da esempio”. L’esempio lo dà il Pescara, che schiera anche un ex clandestino, anche lui venuto in Italia a fare i lavori che gli italiani non vogliono più fare, come il calciatore.

VERIFICA LA NOTIZIA
LA POSIZIONE DEL CAGLIARI — Al termine della gara il vicepresidente rossoblù, Stefano Filucchi, ha chiarito la posizione del Club. “Dalla panchina abbiamo assistito all’alterco verbale di Muntari con il direttore di gara. Abbiamo poi capito che si era verificato uno scambio di battute tra il calciatore e qualcuno sugli spalti per questioni relative a frasi ingiuriose. A fine gara abbiamo ascoltato le dichiarazioni del calciatore, che ha lamentato di essere stato fatto oggetto di cori razzisti e di aver avuto una discussione con l’arbitro che lo aveva invitato a non parlare con i tifosi durante la partita. Noi dalla panchina non abbiamo sentito cori razzisti né ritengo li abbia sentiti l’arbitro addizionale che è posizionato proprio davanti dalla curva e che, infatti, non ha preso nessuna iniziativa né penso abbia comunicato qualcosa di determinante al direttore di gara, che non ha preso alcun provvedimento. La tifoseria del Cagliari non è razzista: lo dicono la nostra rosa, la nostra storia e tradizione. Detto questo, chiaramente la Società condanna fermamente ogni forma di razzismo e di violenza”. Ovviamente, obbligo di almeno 6 giocatori neri in campo su 11. E non fischiate Muntari, nazisti.