Business dei profughi: “Ho venduto occhi e reni di 30 rifugiati siriani”

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VENDUTI AI RICCHI ARABI DEI PAESI DEL GOLFO

Abu lavorava come buttafuori in una discoteca a Beirut quando incontrò un’organizzazione dedita al contrabbando di organi umani. “So che faccio qualcosa di illegale, ma sto aiutando le persone, è così che lo vedo”, ha confessato ad un giornalista della Bbc che l’ha incontrato nella capitale libanese.  Abu è un broker, un intermediario tra i contrabbandieri di organi umani e i profughi stanziati in Libano, soprattutto palestinesi, lì da decenni. Che sono un business, per gente come Abu: “Sfrutto le persone – ammette – però anche loro ci guadagnano”

“Di solito l’organizzazione chiede reni, ma posso ancora trovare altri organi”, dice. “Una volta mi hanno chiesto un occhio e sono riuscito a trovare un cliente disposto a venderlo”. “Ho fatto una foto dell’occhio – racconta descrivendo crudelmente la sua attività – l’ho inviata con Whatsapp per avere conferma, poi ho consegnato il cliente”.

Il ‘donatore’ di organi, una volta selezionato da Abu, viene bendato e condotto nel giorno prefissato dall’organizzazione per l’espianto in un luogo segreto. A volte i medici operano in case affittate, trasformate per l’occasione in improvvisate cliniche, dove i donatori subiscono un esame del sangue prima dell’intervento. “Una volta che l’operazione è stata fatta li riporto dove li ho presi”, racconta il trafficante. “Mi prendo cura di loro per quasi una settimana fino a quando non rimuovono i punti. Da quel momento – continua spietato – non mi importa più niente di cosa gli succede”.

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Uno dei suoi ultimi clienti è un ragazzo di 17 anni, 7.340 € per un rene. Due giorni dopo l’operazione – testimonia il giornalista della Bbc che l’ha incontrato – giace dolorante sopra un vecchio divano. Il suo volto è sudato e il sangue ancora visibile sulle bende che coprono l’espianto dell’organo.

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“E’ così che la vedo, il cliente userà i soldi per una vita migliore, per sé stesso e per la sua famiglia. Potrà comprarsi un’auto e lavorare come tassista o addirittura viaggiare in un altro Paese”. Il mercato illegale degli organi è molto florido in tutto il Medio Oriente. Tra gli arabi dei Paesi del Golfo, soprattutto. La mancanza di donatori dovuta a resistenze religiose e culturali ha provocato un autentico boom degli espianti clandestini, i profughi sono utili, per qualcuno: che siano Ong umanitarie o trafficanti di organi.

“Il business sta crescendo – confida Abu – soprattutto con l’arrivo dei nuoi rifugiati”. C’è chi crea conflitti per trafficare e guadagnare con i profughi.